mie energie emotive, convincendomi di non aver bisogno di
niente di più.
Certo che ormai il sesso era diventato inaspettatamente il centro
della nostra vita. Tra il lavoro e il piacere alla fine parlavamo
sempre di una cosa e questo aveva innescato una serie di
reazioni a catena. Mentre il contatto con il pubblico mi
costringeva ad una cura esteriore minuziosa, capelli in ordine,
unghie lunghe laccate, vestiti sofisticati, il contatto con il mio
corpo aveva risvegliato appetiti dimenticati e incredibilmente mi
rendevo conto che tutto marciava in un’unica direzione così che
da
“psicoterapeuta
intellettuale
androgena”
mi
stavo
trasformando in “donna seducente consapevole del suo fascino”
dallo sguardo ammaliatore. Incredibilmente anche la mia
vecchia miopia era ormai un pretesto per lanciare sguardi
provocanti. Io che ero astemia e seguivo una vita piena di regole
rigide avevo cominciato a bere. Quello che prima mi sembrava
un sapore inaccettabile era diventato un gusto interessante.
Secondo una mia teoria avevo maturato le papille gustative e
non solo, completando un percorso di crescita interrotto da
qualche trauma adolescenziale. Chissà che non sarei cresciuta
anche in altezza! Il che in qualche modo era vero, ormai lanciata
nel mio ruolo portavo con disinvoltura tacchi 12 anche per
andare a letto così che cominciavo a percepirmi alta 1m. e 70
cm.
Quel pomeriggio pioveva, sostituivo Isa, alle prese con
l’influenza invernale che flagellava periodicamente i suoi figli,
lavoravo al computer aggiornavo la pagina facebook e
controllavo le mail pensando che non sarebbe entrato nessuno.
Mi ero spruzzata il tanto decantato profumo ai ferormoni che
avrebbe dovuto stimolare istinti primordiali e stiravo le gambe
in una sorta di ginnastica passiva che migliorava la circolazione.
Sentirlo sulla pelle mi dava un gusto particolare, avevo scoperto
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