Io, Eva, per curiosità e anticonformismo, pensando fosse una
buona occasione per un lavoro part time investendo poco.
La dritta ci era servita a rilevarlo, aiutando Isabella, prima del
fallimento per pochi soldi. Mai però avrei immaginato come
sarebbero andate le cose, pensando anzi con un certo imbarazzo
alla vendita dell’oggettistica mi ero fatta promettere dei ruoli
ben definiti.
Mara conoscendo i vecchi fornitori si sarebbe occupata degli
acquisti, Isabella avrebbe fatto la gestione ordinaria di apertura,
chiusura pulizie etc. Elena della promozione e delle relazioni
con i clienti, e io mi sarei limitata, con la mia piccola quota di
capitale, a tappare qualche buco, scegliere l’arredo, il modo di
esporre gli oggetti. Una supervisione che non mi avrebbe fatto
apparire e impegnato più di tanto.
Moquette marrone cioccolato fondente, smalto bordeaux mat
alle pareti e qualche finitura in oro satinato avevano trasformato
facilmente il locale. L’angolo delle conversazioni intime, gestito
da Elena con consigli e dimostrazioni varie era stato allestito
con un vecchio divanetto di recupero dalle volute dorate.
Vetrinette, cornici e qualche cuscino fantasia di seta sgargiante
avevano fatto il resto.
L’atmosfera rozza di una volta era
diventata magicamente intrigante e accogliente e così grazie alla
straordinaria vicinanza con la sede della televisione nazionale e
del tribunale, quella parte di clientela composta da tristi trans
trucidi fuori e sensibili dentro, stava rapidamente cambiando in
vispi vips, sensibili fuori e trucidi dentro, a cui si aggiungeva un
mondo di insospettabili “persone qualunque” decisamente più
interessanti.
Mentre Mara aveva indirizzato gli acquisti verso gadgets
sofisticati, dopo i primi ordini aveva cominciato a seguire le
fiere negli Stati Uniti tornando con vibratori, anellini di gomma
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