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testimoni l'illusione di aver finalmente visto un "vero" disco
volante. Nel servizio, proseguente in quarta pagina, il giornalista chiariva che i palloni sonda, le cui evoluzioni erano
state osservate da tutti i paesi distribuiti lungo il litorale della
costa taorminese, erano due, ma soltanto uno era stato recuperato in mare a circa due chilometri dalla costa da una barca
di "coraggiosi" pescatori di Sant'Alessio, Cosimo ed Antonio
Carnabuci, mentre dell'altro, allontanatosi verso l'interno in
direzione di Graniti , si erano perse le tracce.
Completavano l'articolo le foto di una giovane ragazza, indicata come la figlia di uno dei due "eroi" che avevano recuperato
il "disco volante", e quella di un'altro anziano pescatore,
anch'egli testimone dell'evento. Ma soprattutto faceva bella
mostra di sé in quarta pagina una seconda foto ritraente
questa volta un solo "pallone sonda" in cielo sotto lo sguardo
di un gruppetto di persone, alcune delle quali erano le stesse
di quelle già inquadrate nella foto più celebre.
Grazie al ritrovamento dell'articolo è stato infatti possibile
chiarire una volta per tutte la data dell'evento (il 19 novembre
1954) ed il fatto che le fotografie dei "dischi di Taormina" sono
da identificarsi con il caso narrato dai quotidiani italiani
dell'epoca e riportato dalla sezione ufologia fiorentina nel
secondo volume della serie "UFO in Italia" (con fatti e dinamiche comunque distorte rispetto alla versione scritta dal
Caruso). Ai primi del 1999 siamo riusciti a rintracciare il giornalista Angelo Caruso che era ancora in attività (come aveva
gia detto Ragonese) e, preso contatto con lui, lo abbiamo
intervistato riuscendo così a ricostruire la dinamica dei
fatti. Secondo quanto ci ha raccontato, Caruso apprese
dell'avvistamento direttamente dal Grasso, allorché questi lo
chiamò nel pomeriggio del 19/11/54 per proporgli le fotografie
che aveva scattato. Caruso non si meravigliò di questo fatto,
poiché Grasso era piuttosto abile a realizzare "foto strane" che
passava spesso al giornalista. Tuttavia nel
vedere le foto in questione, Caruso rimase un po' perplesso e
decise di recarsi sul posto per verificare l'accaduto e raccogliere magari qualche altra testimonianza. E come era solito
fare portò con sé Gaetano Di Giorgio, uno dei fotografi del
giornale.
Fu infatti questi che scattò le foto alla figlia del Carnabuci ed
all'altro anziano pescatore, così come pure quella in cui le due
guardie di Finanza mostrano l'involucro sgonfio del pallone
sonda recuperato.
Quest'ultima foto in particolare fu scattata presso il Comando
della Guardia di Finanza di Santa Teresa Riva dove a conclusione dell'incontro, senza che lo chiedesse, il maresciallo della
stazione, Tesoro, gli disse che poteva pure portarselo via,
perché loro non sapevano che farne. Senza farselo ripetere
due volte, Caruso accettò l'invito e rientrò alla redazione del
giornale con l'insolito trofeo che andò mostrando a tutti quelli
che parlavano dei dischi volanti come di astronavi o chissà
cos'altro. Insomma, "finì a risate".
Il Caruso non si è mai posto il problema di capire se le foto
fossero false o no, anche se non se ne sarebbe meravigliato
conoscendo il fotografo. Egli era anche all'oscuro del fatto che
le foto di Grasso avessero in pratica fatto il giro del mondo:
"Probabilmente" è stato il suo commento, "le vendette. Oppure
le portò in America l'ambasciatrice, che in quei giorni passò
dall'aeroporto di Catania."
Considerata la nitidezza delle varie riproduzioni della foto
principale pubblicata all'estero (non ultima la copertina del
libro di Aimè Michel), riteniamo quasi con certezza che Grasso
riuscì a piazzare all'estero le sue fotografie, non potendo
pensare che sia stata usata una stampa non di prima generazione. Del resto, in qualità di fotografo professionista ben
introdotto negli ambienti giornal