UFOCTLINE N.14 - (Apr - Ago 2014) | Page 4

Pagina 4 testimoni l'illusione di aver finalmente visto un "vero" disco volante. Nel servizio, proseguente in quarta pagina, il giornalista chiariva che i palloni sonda, le cui evoluzioni erano state osservate da tutti i paesi distribuiti lungo il litorale della costa taorminese, erano due, ma soltanto uno era stato recuperato in mare a circa due chilometri dalla costa da una barca di "coraggiosi" pescatori di Sant'Alessio, Cosimo ed Antonio Carnabuci, mentre dell'altro, allontanatosi verso l'interno in direzione di Graniti , si erano perse le tracce. Completavano l'articolo le foto di una giovane ragazza, indicata come la figlia di uno dei due "eroi" che avevano recuperato il "disco volante", e quella di un'altro anziano pescatore, anch'egli testimone dell'evento. Ma soprattutto faceva bella mostra di sé in quarta pagina una seconda foto ritraente questa volta un solo "pallone sonda" in cielo sotto lo sguardo di un gruppetto di persone, alcune delle quali erano le stesse di quelle già inquadrate nella foto più celebre. Grazie al ritrovamento dell'articolo è stato infatti possibile chiarire una volta per tutte la data dell'evento (il 19 novembre 1954) ed il fatto che le fotografie dei "dischi di Taormina" sono da identificarsi con il caso narrato dai quotidiani italiani dell'epoca e riportato dalla sezione ufologia fiorentina nel secondo volume della serie "UFO in Italia" (con fatti e dinamiche comunque distorte rispetto alla versione scritta dal Caruso). Ai primi del 1999 siamo riusciti a rintracciare il giornalista Angelo Caruso che era ancora in attività (come aveva gia detto Ragonese) e, preso contatto con lui, lo abbiamo intervistato riuscendo così a ricostruire la dinamica dei fatti. Secondo quanto ci ha raccontato, Caruso apprese dell'avvistamento direttamente dal Grasso, allorché questi lo chiamò nel pomeriggio del 19/11/54 per proporgli le fotografie che aveva scattato. Caruso non si meravigliò di questo fatto, poiché Grasso era piuttosto abile a realizzare "foto strane" che passava spesso al giornalista. Tuttavia nel vedere le foto in questione, Caruso rimase un po' perplesso e decise di recarsi sul posto per verificare l'accaduto e raccogliere magari qualche altra testimonianza. E come era solito fare portò con sé Gaetano Di Giorgio, uno dei fotografi del giornale. Fu infatti questi che scattò le foto alla figlia del Carnabuci ed all'altro anziano pescatore, così come pure quella in cui le due guardie di Finanza mostrano l'involucro sgonfio del pallone sonda recuperato. Quest'ultima foto in particolare fu scattata presso il Comando della Guardia di Finanza di Santa Teresa Riva dove a conclusione dell'incontro, senza che lo chiedesse, il maresciallo della stazione, Tesoro, gli disse che poteva pure portarselo via, perché loro non sapevano che farne. Senza farselo ripetere due volte, Caruso accettò l'invito e rientrò alla redazione del giornale con l'insolito trofeo che andò mostrando a tutti quelli che parlavano dei dischi volanti come di astronavi o chissà cos'altro. Insomma, "finì a risate". Il Caruso non si è mai posto il problema di capire se le foto fossero false o no, anche se non se ne sarebbe meravigliato conoscendo il fotografo. Egli era anche all'oscuro del fatto che le foto di Grasso avessero in pratica fatto il giro del mondo: "Probabilmente" è stato il suo commento, "le vendette. Oppure le portò in America l'ambasciatrice, che in quei giorni passò dall'aeroporto di Catania." Considerata la nitidezza delle varie riproduzioni della foto principale pubblicata all'estero (non ultima la copertina del libro di Aimè Michel), riteniamo quasi con certezza che Grasso riuscì a piazzare all'estero le sue fotografie, non potendo pensare che sia stata usata una stampa non di prima generazione. Del resto, in qualità di fotografo professionista ben introdotto negli ambienti giornal