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Tuttomondo Magazine
Luca "Led" Miniati e
Keith Haring
di Filippo Bernardeschi
La storia di Luca “Led” Miniati è un'affascinante storia di ballo, arte e passione. E più precisamente di breakdance – o breaking, come la chiamano i puristi. Quel ballo spericolato, caratterizzato da evoluzioni e intrecci improvvisi.
Il suo lungo percorso l'ha portato a esibirsi di fronte a Keith Haring, nel momento in cui l'artista statunitense dipingeva quel capolavoro che oggi conosciamo col nome di Tuttomondo. All'epoca Led aveva diciotto anni. Haring scese dal ponteggio e andò a stringergli la mano: quel ricordo arde ancora intenso nella sua memoria, e oggi Luca lo condivide con noi.
era breaking, ma catalizzava già la mia attenzione».
Lo shock finale arriva con Flash Dance: «Quando vidi il trailer, lo sconvolgimento fu completo. Decisi di risparmiare per comprare un videoregistratore. Una spesa grossa, a quei tempi. Mi ci volle un anno di sacrifici. Poi vidi Wild Style, una pellicola che per me è il massimo, ma che purtroppo oggi, fra le nuove generazioni di ballerini, nessuno capisce più, e viene spesso snobbata. Lo adoro perché è genuino. Il protagonista è brutto, cosa impensabile, oggi, soprattutto in un film che parla di arte e danza.
Ma la sua storia inizia ben prima, con i film, e ascoltarla significa immergersi nello psichedelico scenario anni '80, nella decade che vide diffondersi le prime pellicole destinate a ispirare generazioni di ballerini, rilanciando quel movimento spontaneo – sorto a metà degli anni '70 nel Bronx newyorkese – poi denominato cultura Hip-Hop.
Nato nel 1971 a Firenze, Luca è uno fra i più bboys più rappresentativi a livello nazionale e probabilmente il più navigato della scena toscana. Ma è innanzitutto un artista poliedrico: fra le sue passioni ci sono il canto, la pittura e la scultura. «A otto anni ero già un appassionato di film – racconta – il primo a segnarmi fu I Guerrieri della Notte, di Walter Hill. Ho ricevuto un'educazione rigida, ma ero un ragazzino agitato. Gli scenari apocalittici del film mi portarono a contatto con una parte profonda della mia personalità, qualcosa in cui mi identificavo e che mi seduceva, forse per la sua carica trasgressiva. Poi in Tv vidi una persona muoversi in modo strano, con onde e contorcimenti. Non era breaking, ma catalizzava già la mia attenzione».