Cosa significa tale
comportamento?
Lo abbiamo chiesto al dottor Marco Canonico dello stesso Osservatorio: “Quello che vediamo riflette gli sforzi di ricerca di un’occupazione indotti dal prolungarsi della pesante
fase recessiva in cui il Paese versa ormai da
cinque anni. L’effetto del ‘lavoratore aggiuntivo’, come viene comunemente definito
questo fenomeno, indica la tendenza degli
altri membri del nucleo familiare a proporsi
sul mercato del lavoro nella prospettiva della
perdita o di una consistente riduzione del
livello di reddito della famiglia stessa. Come
risultato delle dinamiche, il tasso di attività si
è posizionato, nel 2012, al 30,1% per la classe
che va dai 15 ai 24 anni e all’82,2% per quella
dai 25 ai 34”.
Ci sono differenze
di genere?
“Se prendiamo in considerazione le due
componenti di genere, notiamo una maggiore dinamicità per i maschi della classe
15-24, la cui partecipazione alle attività lavorative, nel corso del 2012, passa dal 30,6%
al 36,5%, a fronte di un’ulteriore flessione
segnata dalle ragazze. Nel segmento successivo, cioè dai 25 ai 34 anni, la componente
femminile registra progressi più consistenti
rispetto ai colleghi uomini: il tasso di attività
delle donne sale dal 70,8% del 2010 al 75,2%
del 2012”.
WHY MARCHE / 53