Tesi di Laurea di Davide Roberto in Etnomusicologia (Dams - Musica) Tesi di Laurea in Etnomusicologia di D. Roberto | Page 15
gli elementi fondamentali che costituiscono l’assetto del tamburello
erano già presenti nella struttura del crivello, comprese le controfasce e i
chiodini disposti simmetricamente in numero pari per non squilibrare la
tensione della pelle sul telaio di legno.
Vi sono diverse tecniche di ancoraggio della pelle alla cornice, che,
possono riassumersi nell’utilizzo di chiodi, colla, tiranti e controfasce.
Le tipologie di membrane rispondono all’area geografica e alle esigenze
esecutive. Vi è l’utilizzo di pelle di capra, capretto, mulo, asino,
prettamente nell’area campana e pugliese; di gatto nell’area calabrese; e
di camoscio – unico caso – in Cogne (Valle D’Aosta). 13 La pelle di capra
e di asino risultano pelli molto resistenti al tempo e all’umidità, e si
adattano
anche
alle
tecniche
esecutive
campane
e
pugliesi
della
tammorriata e della pizzica, dove rispettivamente la pelle è percossa con
l’intera mano e con il pollice per avere la “vutata” e la “botta”. 14 Nel
corso degli anni le tecniche con cui si concia la pelle da applicare allo
strumento sono notevolmente migliorate, e per questo non è più
necessario, come lo era 20-30 anni fa, trattare la pelle durante i periodi
in cui il tamburello non veniva suonato. Prima, infatti, se si pensava di
non usare lo strumento per un lungo periodo di tempo, si doveva
applicare sulla pelle borotalco o grasso, in modo da impedire alla pelle
di rovinarsi diventando troppo fragile.
Possiamo constatare, come in base al diverso diametro dei tamburelli e la
diversa altezza della cornice, vi sia un'impugnatura diversa e un impiego
di diverse tecniche percussive. La cornice dei tamburi, di solito è
proporzionata al diametro complessivo dello strumento, e dunque è più
alta nei tamburelli di grandi dimensioni e più bassa in quelli medi e
piccoli. Nel caso della “tammorra” vi è una cornice alta con impugnatura
ricavata all’interno della stessa cornice, tramite un’apposita fessura 15.
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FEBO GUIZZI, Gli strumenti della musica popolare in Italia, Op. Cit., pag. 65.
Questi due colpi e suoni sul tamburo risultano essere gli accenti forti e caratteristici della tammorriata
e pizzica.
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Di fatto, però, in tutti i tamburelli tradizionali di regola vi è un’impugnatura. Quindi non solo nel caso
della tammorra, ma anche nel caso di tamburelli utilizzati in contesti quali quelli della pizzica o della
tarantella in Calabria. Il fatto, che, oggi vi siano tamburelli senza impugnatura - a prescindere dal caso
della tammorra - corrisponde ad un’esigenza il più delle volte estetica. Infatti, proprio l’impugnatura a
fessura permette un più utile movimento del tamburello necessario allo scuotimento dei sonagli.
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