Tecnologie Meccaniche Novembre 2025 | Page 30

Machinery: sfide e opportunità della Transizione 5.0

IL LABORATORIO RISE DELL’ UNIVERSITÀ DI BRESCIA HA ANALIZZATO QUANTO LE AZIENDE PRODUTTRICI DI MACCHINE UTENSILI PROMUOVANO LE MISURE LEGATE AL PIANO TRANSIZIONE 5.0 E COME QUESTE SI LEGHINO ALLA“ DIGITAL SERVITIZATION”, ATTRAVERSO I SERVIZI DI MONITORAGGIO REMOTO. NE ESCE UN QUADRO IN CHIAROSCURO
di Nicola Saccani, Matteo Patussi, Federico Adrodegari, Laura Scalvini

Il Piano Transizione 5.0, approvato nel 2024, punta a guidare le imprese italiane nella trasformazione digitale e nell’ efficientamento energetico. Il piano mette a disposizione 6,3 miliardi di euro sotto forma di credito d’ imposta fino al 45 % per investimenti che assicurano un risparmio energetico superiore al 10 %. Un incentivo potente sulla carta, che prosegue la Transizione 4.0, ma con maggiore attenzione alla sostenibilità. Eppure, la Twin Revolution fatica a decollare. A settembre 2025 risultano spesi solo 318 milioni di euro. Altri 1,7 miliardi sono prenotati per progetti non completati e oltre 4,1 miliardi restano inutilizzati. Il tempo, però, stringe. A fine 2024 il governo ha semplificato alcune procedure: i tre scaglioni iniziali sono stati ridotti a due, con un’ unica fascia fino a 10 milioni di euro. La Transizione 5.0 è stata resa cumulabile con il bonus ZES e altri incentivi UE, purché non vi siano sovrapposizioni di costi. L’ obiettivo era rendere il piano più accessibile, soprattutto alle imprese del Mezzogiorno, che hanno così beneficiato di un doppio canale di supporto finanziario. Nonostante gli sforzi, i risultati restano al di sotto delle attese e il governo valuta un’ estensione del piano negli anni successivi, con finanziamenti nazionali. Le principali difficoltà sono burocratiche. Le certificazioni ex ante ed ex post richiedono tempi e costi tali da rendere l’ investimento conveniente solo sopra i 150-200 mila euro, una soglia proibitiva per molte PMI. A ciò si aggiunge una scadenza ravvicinata, che rischia di escludere chi investe in macchinari personalizzati, più lunghi da installare e collaudare.

Risparmio energetico e scarsa comunicazione Il nodo principale resta la misura del risparmio energetico. Dimostrare anche riduzioni modeste, come il 3-5 % richiesto dalla normativa, è complesso, perché i consumi industriali dipendono da molte variabili esterne: volumi produttivi, mix di prodotti, condizioni climatiche. In questo contesto, distinguere l’ effetto del nuovo macchinario dal“ rumore di fondo” diventa estremamente difficile. Anche limitare l’ analisi a un singolo processo non è semplice, poiché le linee produttive sono integrate e composte da macchine diverse, ciascuna con consumi variabili. Da qui deriva un rischio concreto: se il risparmio stimato inizialmente non viene confermato a consuntivo, l’ impresa può perdere il diritto al credito d’ imposta. Non sorprende quindi che molte aziende abbiano preferito orientarsi sulle agevolazioni della Transizione 4.0, meno generose ma più semplici da ottenere. Per comprendere la reazione del settore a queste difficoltà, il Laboratorio RISE dell’ Università degli Studi di Brescia ha condotto un’ analisi nel comparto delle macchine utensili, prendendo come campione 114 produttori di macchine utensili. Lo studio offre uno spaccato interessante sul settore. Solo il 16 % delle imprese comunica chiaramente, attraverso il sito web o la documentazione scaricabile, la possibilità di abilitare i clienti al credito d’ imposta“ 5.0”, dichiarando di rispettare i requisiti di riduzione dei consumi energetici. La percentuale cresce leggermente tra le grandi aziende, ma resta comunque lontana da un’ adozione diffusa.
30 Novembre 2025 www. techmec. it