Automotive
IL SETTORE AUTOMOTIVE IN ITALIA ATTRAVERSO I DECENNI ( autoveicoli , dati annuali di CN *, in volume )
cludendo la fase industriale e la fase distributiva , genera in Italia direttamente e indirettamente un ammontare di valore aggiunto che corrisponde a quasi il 5,0 % del PIL ( di cui 2,0 % la fase industriale e 2,8 % la fase distributiva )”. Anche l ’ Anfia ( Associazione nazionale filiera industria automobilistica ) stima un contributo al PIL italiano pari al 5,6 %. In termini di occupati nella filiera si parla di circa 272.000 addetti . I settori manifatturieri più importanti per l ’ auto in termini di input industriali forniti vedono al primo posto i prodotti in metallo ( 20 % sui costi di produzione domestici del settore autoveicoli , import escluso ), seguiti dalla gomma-plastica ( 5,8 %), dalle attività metallurgiche ( 4,8 %), dalla fabbricazione di macchinari ( 3,3 %) e dalle apparecchiature elettriche ( 3,1 %). Nel 2024 il settore ha cancellato un decennio di crescita , crollando ai livelli produttivi del 2013 . La domanda interna è stata debole e volatile , come pure l ’ export ( -7,5 % tendenziale a luglio 2024 ). Il calo comprende sia i veicoli che la componentistica . Negli ultimi mesi dell ’ anno è venuta alla ribalta la crisi di Stellantis , con la minacciata chiusura di siti produttivi in Italia e le ricadute su tutta la filiera della subfornitura . Si è parlato delle risorse finanziarie pubbliche , alcuni miliardi di euro che erano allocati a sostegno del settore , poi tolti e successivamente ( forse ) restituiti . Ma è come dare l ’ aspirina a un malato di ipertensione grave : senza una decisa scelta di politica industriale centrata sull ’ innovazione , sulla inevitabile transizione tecnologica , sul ruolo crescente del digitale , restiamo nel campo delle terapie palliative .
I pregi dell ’ elettronica e del software Secondo uno studio McKinsey citato da CSC , entro il 2030 le componenti software ed elettroniche arriveranno a rappresentare fino alla metà del valore di un veicolo . Il passaggio all ’ elettrico , che oggi viene dogmaticamente proposto come unica via per raggiungere gli obiettivi UE sulle emissioni , implica non solo una sostanziale semplificazione della struttura del motore , ma anche un radicale mutamento nella struttura dell ’ automobile . Una trasformazione così profonda da rimescolare le carte dell ’ intera filiera , facendo entrare nuovi attori e uscire molti altri . Secondo De Meo ( il CEO della Renault ) il mercato del software per la mobilità dovrebbe triplicare entro il 2030 , superando i 100 miliardi di dollari . Da un punto di vista meramente industriale , fra il motore elettrico e quello a combustione non c ’ è partita . I motori elettrici hanno meno parti in movimento , possono essere progettati in modo modulare con vantaggi di scalabilità in termini di potenza e coppia , i processi produttivi e l ’ assemblaggio sono più semplici e quindi più facilmente automatizzabili e , secondo una recente ricerca ( Beltrametti , La Forgia ), richiedono un numero di addetti pari a un decimo rispetto a un motore diesel di pari potenza . Infine , la semplicità costruttiva dei motori elettrici si traduce anche in minori esigenze di manutenzione , maggiore affidabilità e tempi di inattività ridotti . Questo per i motori . Poi c ’ è il tema della guida autonoma , su cui stanno scommettendo ingenti quantità di denaro in Cina e negli USA non solo i player dell ’ automotive , ma anche aziende come Google e Apple . Secondo la ricerca citata sopra , i produttori di auto elettriche potrebbero essere avvantaggiati nella tecnologia della guida autonoma . “ Tali auto sono costruite su piattaforme concepite ex novo e possono quindi essere progettate sin dall ’ inizio per integrare tecnologie avanzate , inclusi appunto i sistemi di guida autonoma ( sensori , cablaggi , centraline di controllo
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