SudOnLine 20 marzo 2020 | Page 4

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Il Papa: "Ho pregato affinchè

Dio fermi l'epidemia"

"Ho chiesto al Signore di fermare l'epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo". Lo afferma, in un'intervista a 'la Repubblica', Papa Francesco riferendosi a quando, due giorni fa, è andato a Santa Maria Maggiore e nella chiesa di San Marcello al Corso per pregare. Rispondendo a una domanda su come chi non crede può avere speranza di fronte a questi giorni, il Pontefice sottolinea: "Tutti sono figli di Dio e sono guardati da Lui. Anche chi non ha ancora incontrato Dio, chi non ha il dono della fede, può trovare lì la strada, nelle cose buone in cui crede: può trovare la forza nell'amore per i propri figli, per la famiglia, per i fratelli. Uno può dire: 'Non posso pregare perché non credo'. Ma nello stesso tempo, tuttavia, può credere nell'amore delle persone che ha intorno e lì trovare speranza".

"In questi giorni difficili possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai nostri bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati". E ancora, sempre nell’intervista. "Dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino, famigliari, amici - sottolinea il pontefice - Capire che nelle piccole cose c'è il nostro tesoro. Ci sono gesti minimi, che a volte si perdono nell'anonimato della quotidianità, gesti di tenerezza, di affetto, di compassione, che tuttavia sono decisivi, importanti. Ad esempio, un piatto caldo, una carezza, un abbraccio, una telefonata... Sono gesti familiari di attenzione ai dettagli di ogni giorno che fanno sì che la vita abbia senso e che vi sia comunione e comunicazione fra noi". "A volte viviamo una comunicazione fra noi soltanto virtuale. Invece dovremmo scoprire una nuova vicinanza - continua Papa Francesco - Un rapporto concreto fatto di attenzioni e pazienza. Spesso le famiglie a casa mangiano insieme in un grande silenzio che però non è dato da un ascolto reciproco, bensì dal fatto che i genitori guardano la televisione mentre mangiano e i figli stanno sul telefonino. Sembrano tanti monaci isolati l'uno dall'altro. Qui non c'è comunicazione; invece ascoltarsi è importante perché si comprendono i bisogni dell'altro, le sue necessità, fatiche, desideri. C'è un linguaggio fatto di gesti concreti che va salvaguardato. A mio avviso il dolore di questi giorni è a questa concretezza che deve aprire".

Il Papa ha dedicato oggi la messa a Santa Marta agli operatori sanitari morti a causa del coronavirus. "Preghiamo oggi per i defunti, coloro che a causa del virus hanno perso la vita. In modo speciale vorrei che pregassimo per gli operatori sanitari" che "sono morti in questi giorni: hanno donato la vita nel servizio agli ammalati". Nell'omelia il pontefice ha invece invitato a tutti alla "vicinanza" gli uni agli altri nella preghiera e nell'aiuto. "In questo momento di crisi per la pandemia", Dio ci chiede "di fare vedere di più questa vicinanza. Non ci possiamo avvicinare fisicamente per la paura del contagio, ma possiamo risvegliare sentimenti di vicinanza tra noi con la preghiera e l'aiuto". "Dobbiamo essere vicini all'altro" perché "Dio è vicino, è il Dio della prossimità", ha concluso il Papa.

Il Pontefice lancia un messaggio di speranza. "Riscopriamo gli affetti"

dettagli di ogni giorno che fanno sì che la vita abbia senso e che vi sia comunione e comunicazione fra noi". "A volte viviamo una comunicazione fra noi soltanto virtuale. Invece dovremmo scoprire una nuova vicinanza - continua Papa Francesco - Un rapporto concreto fatto di attenzioni e pazienza. Spesso le famiglie a casa mangiano insieme in un grande silenzio che però non è dato da un ascolto reciproco, bensì dal fatto che i genitori guardano la televisione mentre mangiano e i figli stanno sul telefonino. Sembrano tanti monaci isolati l'uno dall'altro. Qui non c'è comunicazione; invece ascoltarsi è importante perché si comprendono i bisogni dell'altro, le sue necessità, fatiche, desideri. C'è un linguaggio fatto di gesti concreti che va salvaguardato. A mio avviso il dolore di questi giorni è a questa concretezza che deve aprire".

Il Papa ha dedicato oggi la messa a Santa Marta agli operatori sanitari morti a causa del coronavirus. "Preghiamo oggi per i defunti, coloro che a causa del virus hanno perso la vita. In modo speciale vorrei che pregassimo per gli operatori sanitari" che "sono morti in questi giorni: hanno donato la vita nel servizio agli ammalati". Nell'omelia il pontefice ha invece invitato a tutti alla "vicinanza" gli uni agli altri nella preghiera e nell'aiuto. "In questo momento di crisi per la pandemia", Dio ci chiede "di fare vedere di più questa vicinanza. Non ci possiamo avvicinare fisicamente per la paura del contagio, ma possiamo risvegliare sentimenti di vicinanza tra noi con la preghiera e l'aiuto". "Dobbiamo essere vicini all'altro" perché "Dio è vicino, è il Dio della prossimità", ha concluso il Papa.