SudOnLine 20 marzo 2020 | Page 3

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L'emergenza in Italia

Partono da Napoli i test

sui farmaci contro il virus

E’ partita al Pascale la sperimentazione clinica del Tocilizumab, il farmaco finora usato nell’artrite reumatoide e che ha dato miglioramenti nel trattamento della polmonite che complica l’infezione da Covid 19. Una complicanza temuta che si spera possa essere resa meno grave grazie al farmaco, riducendo la letalità della malattia. Si lavorerà secondo il protocollo approvato in tempi record da AIFA e dal Comitato Etico in una sinergia tra ricercatori e istituzioni di tutta Italia, passando per l’Università di Modena e lo Spallanzani, forse, mai vista prima d’ora. Una sinergia tra diverse branche della medicina per affrontare l’emergenza, ognuno con il suo bagaglio di esperienza e capacità operativa. Il gruppo, coordinato dall’equipe di Franco Perrone, oncologo del Pascale come l’altro oncologo, Paolo Ascierto, il primo in Italia ad avere avuto l’intuizione di trattare il farmaco off label, si muoverà su una piattaforma informatica dove vengono raccolti i dati di tutti i pazienti degli ospedali italiani che verranno trattati con il farmaco.

I centri si iscriveranno con una procedura di qualche minuto, via internet, e potranno registrare pazienti da trattare nelle prossime ore e giorni. Sempre tramite la piattaforma partiranno due volte al giorno gli ordini per il farmaco, che la casa farmaceutica Roche che lo produce, spedirà direttamente alle farmacie dei centri. Ci vorranno mediamente 24 ore per il trasporto.

<La cosa bellissima – dice Francesco Perrone, direttore dell’Unità Sperimentazioni Cliniche del Pascale – è che in tempi record si è fatto un lavoro di altissima qualità metodologica. La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA, compulsata dal direttore generale Nicola Magrini ancor prima che il decreto del Ministro le affidasse poteri specifici in materia di Covid, ha lavorato sodo sul protocollo; ha proposto che il gruppo di ricercatori napoletani collaborasse con il gruppo emiliano, guidato da Carlo Salvarani, con il quale ho stabilito un immediato eccellente rapporto personale. E poi il Comitato Etico dello Spallanzani che poche ore dopo essere stato indicato come quello che decide per tutta Italia era al lavoro e nella notte di ieri, dopo un intenso scambio di commenti e due importanti miglioramenti del protocollo stesso lo ha approvato. E poi i componenti del comitato indipendente di revisione, metodologi e clinici esperti, tra cui alcuni di quelli che in Lombardia stanno affrontando l’immane emergenza di questi giorni >.

Un lavoro di equipe: i ricercatori del Pascale lavorano 14 ore al giorno compreso il sabato e la domenica. <Un gruppo di persone eccezionali – continua Perrone - per competenze e per spessore umano. Faccio un nome per tutti, Marilina Piccirillo, oncologa, formalmente la mia vice, senza la quale non avrei avuto il coraggio di affrontare questa sfida e le prossime che si presenteranno. Ma anche altri 6 collaboratori, alcuni dei quali erano precari fino a tre mesi fa. Persone che hanno anteposto il senso di appartenenza e la volontà di contribuire per quello che sanno e sappiamo fare ad affrontare questa terribile crisi>.

Ci va cauto il direttore scientifico del Pascale, Gerardo Botti: “Quello che ora è importante è che il farmaco funzioni e che l’intuizione dell’equipe dei nostri ricercatori risulti valida anche alla prova di una sperimentazione prospettica importante per la condivisione con la comunità scientifica e per fare un passo avanti contro questa maledetta pandemia.> Il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi: <La sinergia è la chiave. Collaboriamo tutti, ciascuno nel suo ruolo e ciascuno consapevole che è un anello di una catena che, siamo fiduciosi, ci porterà lontano. Mai come in questo momento ha valore quello che sosteniamo da sempre, 1+1=3>.

"Test anti-Covid anche

ai laboratori privati"

Intervista con Polizzi, presidente Aspat

di Enrica Procaccini

“Pur essendo aziende private, svolgiamo un ruolo pubblico, accreditato istituzionalmente in nome e per conto del Servizio sanitario regionale. E dal pubblico dobbiamo essere messi in condizioni di lavorare, tanto più ora che il coronavirus sta mettendo in ginocchio la sanità pubblica e l'intero Paese”. Dal Centro Direzionale di Napoli parte il grido d'allarme dell'Aspat, Associazione Sanità Privata Accreditata della Campania, presieduta da Pier Paolo Polizzi.

Presidente, qual è lo stato di salute del vostro settore alla luce della pandemia in corso?

“Registriamo un crollo verticale delle nostre attività: la domanda di prestazioni ha subito un calo del 90, anche 92 per cento. Ad oggi è operativo solo un 15 per cento delle nostre unità lavorative, tra dipendenti e i cosiddetti prestazionisti, su un totale di circa diecimila persone che al 31 dicembre 2019 ci hanno consentito di chiudere l'anno con 56 milioni di prestazioni per la specialistica ambulatoriale erogate ai cittadini. Se non si prendono provvedimenti, rischiamo di scivolare ancor più verso il baratro”.

Che cosa chiedete in particolare?

“Lamentiamo la mancanza dei cosiddetti Dpi, dispositivi di protezione individuali, ossia i camici, le mascherine e tutto quello che consente ai pazienti e ai lavoratori di venire in contatto senza la preoccupazione del contagio”.

Quali iniziative avete messo in campo?

"L'altro giorno abbiamo inviato alle sette Asl della Campania una comunicazione urgente: potremmo costretti a interrompere momentaneamente le prestazioni specialistiche ambulatoriali e gli accertamenti di diagnostica clinico-strumentale perché le scorte dei presidi e dispositivi di sicurezza sono quasi finiti. O ce li procurano, o ci indicano un canale di approvvigionamento per acquistare quello di cui necessitiamo”.

Quali sono le altre criticità per il mondo della sanità accreditata?

“Mi preoccupa l'idea di affidare alle farmacie i dispositivi di autodiagnosi del coronavirus. In primo luogo, si tratta di sistemi poco affidabili. Il rischio è che un cittadino, alla luce di un'analisi a dir poco superficiale, possa sentirsi al sicuro e, se contagiato, favorire inconsapevolmente a sua volta il contagio. Meglio se ad occuparsi di tale esame siano strutture competenti come i nostri laboratori di analisi, disponibili a lavorare anche sui tamponi faringei, un tipo di esame che richiede mani esperte. Insomma, noi siamo disponibili a collaborare il più possibile per effettuare uno screening iniziale e contribuire così al decongestionamento anche delle attività dell'Ospedale Cotugno”.