"Caro Conte, fermiamo i ritorni
al Sud, c'è il rischio contagio"
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Di Pino Aprile
e gratitudine per la dedizione e la competenza con cui affrontano la durissima prova. Ma se la risposta a una crisi così violenta non può che essere unitaria, collettiva, un chiarimento dei dubbi su certe decisioni e inspiegabili comportamenti serve, o non si potrà capire cosa stiamo facendo, e perché; il che potrebbe rendere meno convinta l'azione comune. Un lusso che, come Lei e lo stesso Presidente della Repubblica ci ricordate, non possiamo permetterci, per non indebolire lo sforzo del Paese contro questo male.
Come è possibile che dalle zone-focolaio della pandemia possano dilagare ovunque decine migliaia di persone nelle regioni del Sud, in Sardegna, in Liguria, in Versilia? Il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, già alcuni giorni fa ha pubblicamente denunciato il pericolo di un possibile e insopportabile sovraccarico sulle strutture sanitarie regionali, calibrate sul numero degli abitanti della Liguria; il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sollevato la stessa questione e dinanzi all'esodo ininterrotto dalle regioni-focolaio verso Sud, si è rivolto a quanti stanno rientrando in Puglia (se, finora, gli auto-denunciati sono quasi 17mila, il numero vero è solo ipotizzabile), chiamandoli alla responsabilità, con parole che non lasciano dubbi: “Ci state portando tanti altri focolai di contagio che avremmo potuto evitare. In pochi giorni migliaia e migliaia di persone hanno fatto rientro in Puglia aggravando la nostra già drammatica situazione".
Come è possibile che ciò avvenga? È chiaro che, in un Paese libero, con norme democratiche, non si può ricorrere a misure durissime adottate altrove, ma la sensazione che le maglie sian troppo larghe, se non inesistenti di fatto, è ormai tanto diffusa da essere ritenuta una certezza. Chi cerca di prenotare un posto sui treni da Nord a Sud, trova da giorni tutti i posti occupati.
Se la situazione è così grave al Nord, dove pure ci sono strutture ospedaliere, mezzi e risorse sconosciuti nel Mezzogiorno, lo scenario diverrebbe ben peggiore, drammatico, per l'espansione del contagio a Sud, favorito da un esodo incontrollato e poco comprensibile in regioni le cui carenze del sistema sanitario sono a tutti note (per colpe non solo locali e di cui magari si dovrà parlare dopo l'emergenza). Se è tanto difficile controllare l'epidemia nelle aree meglio servite del Paese, cosa potremmo rischiare dove le condizioni sono spesso peggiori?
Perché, signor Presidente, nei decreti di questi giorni si consente a decine di migliaia di persone di andare ovunque dal Nord, e specie dalla Lombardia, in particolare al Sud, che già ha problemi di ricettività ospedaliera in tempi normali? Non è questo il momento di chiedersi quanto irragionevole sia stato aver concepito un sistema sanitario squilibrato ma, paradossalmente, ove i focolai della pandemia fossero scoppiati nel Mezzogiorno, più logico sarebbe stato l'esodo da Sud a Nord, visto che già in condizioni ordinarie si ha una notevole e costosa “migrazione sanitaria” in tal senso (4,6 miliardi all'anno). Né è il caso di chiedersi se si sarebbe accettata la messa fuori gioco del sistema ospedaliero del Nord, con l'arrivo da Sud di tanti contagiati che avrebbero imposto l'isolamento o la chiusura di interi reparti.
Nelle autocertificazioni richieste dai decreti si fa riferimento a generiche "necessità" e possibilità di "raggiungere residenze e domicili". Tutti abbiamo parenti al Nord e sappiamo quanto dolorose siano certe distanze adesso, ma non sarebbe stato più prudente chiedere a queste persone di restare dov'erano (magari da anni) per un paio di settimane? Per senso di responsabilità, e per non mettere a rischio i propri cari, molti lo stanno facendo già autonomamente, ma se i calcoli approssimativi che girano hanno fondamento, come sembra, il numero di “migranti per virus” che si sono mossi fa paura.
Come Lei sa meglio di noi, qualsiasi diritto del mondo prevede una norma e una sanzione per farla rispettare. Non esistono popoli "saggi": e pensiamo al Sud (con queste fughe folli), pensiamo al Nord (con i tanti fuggiti sulla neve, in Francia, o al mare in Versilia, in Liguria) e pensiamo al resto del mondo (con i cinesi minacciati con i fucili). Ecco perché sarebbe stata e sarebbe doverosa una sanzione o una legge che bloccasse e blocchi chi, in maniera irresponsabile, riempie da giorni i treni e altri mezzidi trasporto, portando seri rischi di diffusione dell'epidemia e di vittime in zone finora "risparmiate", vanificando i sacrifici di chi invece si è chiuso in casa (compresi bambini e anziani). Bene è stato, signor Presidente, fermare i treni notturni, sia pure soltanto ora, ma suona troppo poco, troppo tardi.
Le chiediamo, pertanto, un urgente pur se tardivo intervento, soprattutto per evitare il radicarsi di una convinzione sempre più diffusa e che vorremmo vedere smentita dai fatti, e cioè che questa scellerata migrazione non sia stata contenuta, per una terribile scelta: alleggerire il sistema sanitario lombardo, con conseguenze, però, devastanti (come già previsto da alcuni virologi) e responsabilità pesanti da parte di chi lo avrebbe deciso, senza chiamare il Paese a condividere una misura così drammatica.
PINO APRILE, M24A-ET, per l'Equità Territoriale
dopo l'emergenza). Se è tanto difficile controllare l'epidemia nelle aree meglio servite del Paese, cosa potremmo rischiare dove le condizioni sono spesso peggiori?
Perché, signor Presidente, nei decreti di questi giorni si consente a decine di migliaia di persone di andare ovunque dal Nord, e specie dalla Lombardia, in particolare al Sud, che già ha problemi di ricettività ospedaliera in tempi normali? Non è questo il momento di chiedersi quanto irragionevole sia stato aver concepito un sistema sanitario squilibrato ma, paradossalmente, ove i focolai della pandemia fossero scoppiati nel Mezzogiorno, più logico sarebbe stato l'esodo da Sud a Nord, visto che già in condizioni ordinarie si ha una notevole e costosa “migrazione sanitaria” in tal senso (4,6 miliardi all'anno). Né è il caso di chiedersi se si sarebbe accettata la messa fuori gioco del sistema ospedaliero del Nord, con l'arrivo da Sud di tanti contagiati che avrebbero imposto l'isolamento o la chiusura di interi reparti.
Nelle autocertificazioni richieste dai decreti si fa riferimento a generiche "necessità" e possibilità di "raggiungere residenze e domicili". Tutti abbiamo parenti al Nord e sappiamo quanto dolorose siano certe distanze adesso, ma non sarebbe stato più prudente chiedere a queste persone di restare dov'erano (magari da anni) per un paio di settimane? Per senso di responsabilità, e per non mettere a rischio i propri cari, molti lo stanno facendo già autonomamente, ma se i calcoli approssimativi che girano hanno fondamento, come sembra, il numero di “migranti per virus” che si sono mossi fa paura.
Come Lei sa meglio di noi, qualsiasi diritto del mondo prevede una norma e una sanzione per farla rispettare. Non esistono popoli "saggi": e pensiamo al Sud (con queste fughe folli), pensiamo al Nord (con i tanti fuggiti sulla neve, in Francia, o al mare in Versilia, in Liguria) e pensiamo al resto del mondo (con i cinesi minacciati con i fucili). Ecco perché sarebbe stata e sarebbe doverosa una sanzione o una legge che bloccasse e blocchi chi, in maniera irresponsabile, riempie da giorni i treni e altri mezzidi trasporto, portando seri rischi di diffusione dell'epidemia e di vittime in zone finora "risparmiate", vanificando i sacrifici di chi invece si è chiuso in casa (compresi bambini e anziani). Bene è stato, signor Presidente, fermare i treni notturni, sia pure soltanto ora, ma suona troppo poco, troppo tardi.
Le chiediamo, pertanto, un urgente pur se tardivo intervento, soprattutto per evitare il radicarsi di una convinzione sempre più diffusa e che vorremmo vedere smentita dai fatti, e cioè che questa scellerata migrazione non sia stata contenuta, per una terribile scelta: alleggerire il sistema sanitario lombardo, con conseguenze, però, devastanti (come già previsto da alcuni virologi) e responsabilità pesanti da parte di chi lo avrebbe deciso, senza chiamare il Paese a condividere una misura così drammatica.
PINO APRILE, M24A-ET, per l'Equità Territoriale