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Chiediamo ai paesi di adottare una strategia su quattro fronti". Ad affermarlo è stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante il mission briefing su Covid-19 di oggi.
"Come sapete - ha ricordato - ieri ho dichiarato che l'epidemia globale di Covid-19 ora può essere descritta come una pandemia. Questa non è una decisione che abbiamo preso alla leggera. Abbiamo effettuato questa valutazione per due motivi principali: primo, a causa della velocità e della portata della trasmissione. Quasi 125.000 casi sono stati ora segnalati all'Oms, provenienti da 118 paesi e territori. Nelle ultime due settimane, il numero di casi segnalati al di fuori della Cina è aumentato di quasi 13 volte e il numero di paesi colpiti è quasi triplicato. La seconda ragione è che, nonostante i nostri frequenti avvertimenti, siamo profondamente preoccupati per il fatto che alcuni paesi non stiano affrontando questa minaccia con il livello di impegno politico necessario per controllarla".
"Vorrei essere chiaro - ribadisce - descrivere la situazione come una pandemia non significa che i paesi dovrebbero arrendersi. L'idea che si debba passare dal contenimento alla mitigazione è sbagliata e pericolosa. Al contrario, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi. Questa è una pandemia controllabile. I paesi che decidono di rinunciare alle misure fondamentali di sanità pubblica possono finire con un problema più grande e un onere più pesante per il sistema sanitario, che richiede misure più severe per il controllo".
"Prima di tutto, preparatevi, siate pronti. Vi sono ancora 77 paesi e territori senza casi segnalati e 55 che hanno riportato meno di 10 casi. E tutti i Paesi con casi hanno aree non interessate. Avete l'opportunità di mantenere così la situazione, dunque occorre preparare il personale e le strutture sanitarie. In secondo luogo, rilevare, prevenire e curare. Non si può combattere un virus se non sai dove si trova, ciò significa una solida sorveglianza per trovare, isolare, testare e trattare ogni caso, per spezzare le catene della trasmissione. Terzo, ridurre e sopprimere. Per salvare vite umane dobbiamo ridurre la trasmissione. Ciò significa trovare e isolare il maggior numero possibile di casi e mettere in quarantena i loro contatti più stretti. Anche se non è possibile interrompere la trasmissione, è possibile rallentarla e proteggere strutture sanitarie, case per anziani e altre aree vitali, ma questo può avvenire solo se si verificano tutti i casi sospetti".
"E in quarto luogo - evidenzia il Dg - innovare e migliorare. Questo è un nuovo virus e una nuova situazione. Stiamo tutti imparando e tutti dobbiamo trovare nuovi modi per prevenire le infezioni, salvare vite umane e ridurre al minimo l'impatto. Tutti i paesi hanno lezioni da condividere. L'Oms lavora giorno e notte per supportare tutti i paesi. Abbiamo spedito forniture di dispositivi di protezione individuale in 57 paesi, ci stiamo preparando a spedirli in altri 28 e abbiamo inviato forniture di laboratorio in 120 paesi".
"Oltre 440 milioni di dollari sono stati ora impegnati nel piano strategico di preparazione e risposta dell'Oms: ringraziamo i paesi che hanno contribuito, in particolare quelli che hanno contribuito con fondi completamente flessibili. Poiché questa è una situazione dinamica, abbiamo bisogno della massima flessibilità possibile per fornire il miglior supporto possibile", ha sottolineato Tedros Adhanom Ghebreyesus
Israele annuncia: vaccino a un passo
L'Istituto per la ricerca
biologica israeliano di Nes Tziona sta compiendo "una
significativa svolta" nella comprensione del coronavirus e per
questo ci si aspetta che nei prossimi giorni possa annunciare di
aver completato lo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19.
Lo riferisce il quotidiano Haaretz, che cita fonti mediche
secondo cui gli scienziati dell'Istituto hanno di recente avuto
un importante passo in avanti "nella comprensione dei meccanismi
biologici e delle caratteristiche del virus, inclusa una
migliore capacita di diagnosi, produzione di anticorpi per
quelli che il virus già lo hanno e per lo sviluppo di un
vaccino". Lo sviluppo del processo - ha poi sottolineato il
giornale - richiede una serie di "test e di esperimenti per i quali servono molti mesi prima che la vaccinazione sia considerata effettiva e sicura da usare". L'Istituto per la ricerca biologica - nato come militare a Nes Tziona, diventato
poi civile ma ancora legato al ministero della difesa - secondo
il sito Ynet, citato da Haaretz, avrebbe lavorato su campioni di
virus congelati arrivati da Giappone, Italia e altri Paesi.
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Oms: pandemia controllabile