SudOnLine 10 marzo 2020 | Page 8

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Non scriverò di aspetti medici perché sarebbero baggianate e già se ne sentono tante nonostante non ne sappiamo molto di questo “coronavirus”. Le informazioni sovrabbondano, sono ripetitive e spesso contrastanti. Le opinioni si accavallano e, personalmente, più ne leggo e meno ne comprendo. Il duro di comprendonio probabilmente sarò io. Ritengo, tuttavia, che sia superfluo leggere le dichiarazioni ufficiali sull’evoluzione dell’epidemia poiché manifestano preoccupazione, ma allo stesso tempo sono tranquillizzanti. Allarmismo e ottimismo che si dividono il campo creando confusione.

Chi governa naturalmente non può che invitare alla prudenza, lasciando alle autorità sanitarie il compito di individuare

le misure da adottare. Il contagio secondo i virologi avverrebbe per via diretta, da persona a persona,

tuttavia, io, che sono profano, noto un certo alone di mistero, perché tutto il mondo delle ricerche sui

virus, soprattutto quelli modificati geneticamente, è stato sempre caratterizzato da una segretezza che va oltre la necessaria cautela volta a evitare incidenti di laboratorio, che pregiudichino innanzitutto la salute

dei ricercatori e il diffondersi degli organismi nell'ambiente circostante e quindi tra le persone comuni. La

guerra batteriologica, interdetta dalle convenzioni internazionali, non esclude che per ragioni difensive si facciano continui esperimenti di laboratorio. Le prime nazioni ad attuarli sono le grandi superpotenze mondiali (Cina, Russia, Stati Uniti). Ci sono aziende farmaceutiche che lavorano per creare vaccini procedendo anche alla modificazione dei ceppi esistenti da cui difendersi.

Sono dei campioni di laboratorio che la natura potrebbe creare spontaneamente nel tempo.

Si è ipotizzato che il coronavirus,

possa essere stato il frutto di una manipolazione genetica di laboratorio effettuata in Cina. Non so quanto possa essere vera una simile tesi ma non è un segreto che da lì che provengono con cadenza regolare le influenze stagionali di origine animale che hanno manifestato negli ultimi venti anni una pericolosità sempre più crescente. Pare che stavolta il virus si nasconda, sia irrintracciabile nel sangue di chi sia stato contagiato per tutto il periodo dell’incubazione, e che si manifesti solo insieme ai sintomi febbrili della

patologia polmonare.

Non si può porre in essere nemmeno una quarantena mirata.

Questi per ora sono i fatti. Il punto è che ormai ci sono malati in tutto il mondo e non solo in Cina ove il focolaio pare abbia preso vita. Ciò significa che non si tratta assolutamente di un evento locale ma globale.

I due turisti cinesi ai quali è stato diagnosticato il virus a Roma avevano già compiuto in comitiva un lungo giro nelle città del Nord dell'Italia. Nessuno avrebbe mai potuto fare un check-up o a mettere in quarantena tutti coloro con i quali avessero avuto con loro rapporti diretti, nei bar o negli alberghi, oppure sui mezzi pubblici.

Penso ad oggi la cura più efficace sia restare in casa e ridurre le uscite al minimo non recandosi in luoghi

affollati. Non c'è da fare altro. Dobbiamo aspettare, per vedere l’evoluzione numerica e geografica

dell’epidemia. Può avere dinamiche esponenziali o più ridotte secondo la tempestività con cui

provvederemo all'isolamento delle persone potenzialmente contagiate. Io la penso così. Nel frattempo si

studiano i vaccini che speriamo arrivino presto. Questi sono gli aspetti medici e sanitari ma, ciò che mi

preoccupa di più sono le conseguenze economiche e politiche di quanto sta accadendo. Ci potranno essere

danni imponenti. In Cina, ad esempio, c’è già una riduzione della crescita economica di circa un punto

percentuale, con inevitabili ricadute sull’economia mondiale. Il blocco dell'attività di alcune fabbriche

cinesi incide già sui rifornimenti all'estero di componentistica. Questo virus ci ha dimostrato come la

globalizzazione economica abbia anche molti sviluppi negativi. Molte famiglie e imprese sono a rischio

fallimento e potremmo essere prossimi a un disastro politico ed economico epocale. Siamo di fronte ad

una globalizzazione dei rischi sanitari con gravi ripercussioni sulla politica e l’economia di alcune

nazioni, incalcolabili per via della dimensione dei fenomeni e della velocità con cui si trasmettono da un

continente all'altro. Sono convinto che il panico stia generando, e alla fine genererà, più danni dello stesso

virus. Questo panico ha già creato un pesante danno d'immagine al nostro Paese che sarà molto più

pericoloso e catastrofico dello stesso virus. Chi ci governa oggi ha un compito immane: dovrà affrontare

contemporaneamente una crisi sanitaria, economica e geopolitica. Non li invidio!

(Vincenzo Musacchio, giurista, associato per il diritto penale

alla School of Public Affairs and Administration della Reuters University di Newark)

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