StraNo numero Zeta | Page 36

Non parla volentieri di quel periodo buio, dell'indifferenza degli umani in un supermercato, di fronte a tonnellate di prodotti ammassati l’uno sull'altro come carne da macello. Ogni essere in quel posto lottava per se stesso scavalcando gli altri per uscirne al più presto, possibilmente vivo. Preferisce non parlare della solitudine provata nonostante la vicinanza ai propri simili ma, se glielo chiedete, lei vi racconterà, finché avrà fiato, la storia della sua evasione da quel supermercato. Il merito spetta ad un bambino disonesto che, dal punto di vista della penna, invece, fu benedetto. Quel piccolo aspirante demonio la salvò con gesto improvviso, invisibile agli occhi della madre persi tra le confezioni segregate nel reparto cosmetici. Va specificato che parte del merito di questa impresa è da attribuire alla madre distratta, che ispirò il bambino, seppur involontariamente. Poco prima di entrare in quel lager della convenienza, infatti, apostrofò l'eroe con una sentenza profetica: ”Non farmi fare brutta figura! Se rubi vai all'inferno e diventi cattivo come il diavolo”. Alle orecchie del bambino la prima frase risuonò vuota e insignificante: non riguardava la sua persona. La seconda, invece, quella sul diavolo , giunse come un suono di campane nelle valli di montagna e scatenò in lui una precoce epifania. Capì chiaramente come eliminare i cattivi dal mondo ( quelli che rubano la merenda a scuola, la catechista invasata, chi nasconde le merendine, gli insegnanti tiranni, i dottori che trattano male la nonna e anche i giocatori della Juventus). Capì che sarebbe diventato più cattivo di tutti loro messi insieme, sarebbe diventato come il diavolo che punisce i più cattivi. Gli bastava rubare una qualsiasi cosa per muovere il primo passo verso l' inferno. Forse fu un caso, oppure quel bambino riuscì davvero a sentire le grida disperate della penna...comunque uscirono insieme, entrambi entusiasti e pieni di gioia per l’impresa compiuta, pronti a riempire il mondo di nero. Riversarono insieme litri e litri di liquido scuro, riempirono un paio di quaderni, la penna soddisfatta, il bambino fiero. Ma una sera qualcosa cambiò: il piccolo umano entrò euforico nella sua stanza con, in mano, una console.