per cui deve evidenziarsi anche con imprese dispendiose, ma di particolare risonanza, come tradizione di famiglia. Pur essendo di Borgosesia, non esita quindi,
insieme al fratello, a dimostrare il suo mecenatismo verso il Sacro Monte, centro
spirituale di tutta la valle, in questa occasione, ma lo farà anche in futuro. Nel
1709 otterrà l’erezione in contea del feudo di Solarolo.
Il complesso architettonico
Per erigere il nuovo oratorio di fianco al Santo Sepolcro tra il 1700 ed il 1702,
come si è visto, vengono atterrati i due più piccoli vani della “fabrica sibi contigua” alla destra del Sepolcro stesso.
Si ottiene così un’area relativamente ampia, delimitata verso sud dal Santo Sepolcro, verso nord dalla piccola cappella gaudenziana del “Noli me tangere”, e
verso ovest dall’arioso loggiato che chiude la Piazza Maggiore, loggia to nel quale
viene conglobato un tratto del piano terreno, che viene a far parte della nuova
aula sacra.
Questa non segue lo schema consueto di un oratorio, di una cappella, costituita da navata e presbiterio in senso longitudinale. Assume invece una planimetria rettangolare, con i due lati lunghi rivolti da est a ovest, e ponendo l’altare
a metà di uno di questi lati, quello confinante con il Santo Sepolcro. Il piano
del pavimento viene abbassato rispetto a quello preesistente per dare maggior
respiro in altezza all’aula, altrimenti eccessivamente bassa in rapporto alla sua
superficie, e viene poi lastricato, come ricorda il Galloni nel 1914, sfruttando “le
quadrelle di marmo bianco e nero della pavimentazione (che) furono tolte dalla
Cappella primitiva della Cena (oratorio degli Esercizi Spirituali) ove ne rimane
ancora qualche parte”.
Il vano risulta scompartito da due colonne per sorreggere le strutture sovrastanti, costituite ad ovest da un tratto dello spazio sottostante al loggiato e nella
zona rimanente da uno spazio su cui erigere in un secondo tempo parte di una
futura Cappella della Risurrezione, che avrebbe dovuto sovrastare anche il Santo Sepolcro, ma che non verrà mai realizzata.
L’interno del nuovo oratorio risulta così scandito in sei campate, ognuna ricoperta da volte: tre campate fiancheggianti il Sepolcro e tre verso nord, ossia dal
lato che guarda verso il palazzo di Pilato. Di queste sei campate, la prima (quella
d’ingresso) e la seconda (adiacente alla cella del Sepolcro) corrispondono, anzi,
combaciano sostanzialmente con l’area occupata in precedenza dai due piccoli
vani dell’epoca del Caimi (di cui il primo era il “Luoco per orar”) già costituenti
il piano terreno della “Fabbrica… contigua” al Santo Sepolcro. Ne consegue che
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