La constatazione più clamorosa è quella riguardante gli arti. Le gambe, indipendenti dal busto a cui sono unite ognuna da un perno ligneo, possono rotare
sovrapponendo un piede all’altro per raffigurare, si pensa, un crocifisso, oppure possono venir accostati per rappresentare un Cristo disteso nel sepolcro. Le
braccia a loro volta risultano rimovibili, e così potrebbero venir sostituite da
altre per costituire un Crocifisso. Tale genere di statue che potevano venire utilizzate con questa duplice funzione nella drammaturgia della Settimana Santa
è diffusa soprattutto nell’Italia centrale, con sporadici esempi anche nell’Italia
settentrionale. Da questo a dedurre che sul Sacro Monte esistessero in origine
anche delle statue mobili, cioè con una duplice funzione e posizione, mi pare
che si debba andar molto cauti. È un’ipotesi interessante e sorprendente, che mi
lascia però assai perplesso, ma che merita di venir ulteriormente approfondita.
Certo una rondine non fa primavera nessun’altra testimonianza del genere è
mai comparsa in più di cinque secoli del Sacro Monte. Del Cristo deposto nel
Sepolcro sappiamo solo che esisteva già, situato in quel loculo fin dal 1513 almeno. Quindi un’eventuale sua duplice funzione dovrebbe essere anteriore a quella data ed avrebbe potuto durare solo una ventina di anni, ammessa l’affascinante ipotesi che la statua possa risalire al 1491 quando venne ultimata la cappella.
Nessun’antica tradizione orale e nessun antico testo scritto vi accenna. Neppure il Fassola che racconta tanti episodi fantasiosi su altre statue e cappelle del
Sacro Monte fa alcun riferimento ad una duplice funzione del Cristo deposto.
Così pure i cunei di legno scoperti nel restauro sotto la nuca possono esser stati
aggiunti semplicemente per sollevare un po’il capo, probabilmente all’inizio del
Settecento perché fosse più visibile attraverso il cristallo del nuovo oratorio del
Santo Sepolcro allora realizzato, e non per dargli una diversa posizione rispetto
a quella del Cristo deposto, cioè quella del Cristo Crocifisso. In tal caso avrebbero dovuto compiersi ben tre mutazioni: testa, braccia e gambe.
Un procedimento certo un po’macchinoso che avrebbe dovuto lasciare qualche almeno vago ricordo. Né infine il torso rigido e bloccato può adattarsi a
quello di un Gesù sospeso sulla croce. Con i recenti restauri si è constatato che la
statua non era dotata di un perizoma scolpito nel massiccio, ma di un tessuto sovrapposto allo snodo delle gambe. Si deve trattare dunque, molto probabilmente della prima statua del Sacro Monte appartenente al secondo gruppo, quello
che avevo definito il secondo periodo cioè delle statue di legno e stoffa, come
quelle di Gesù e del manigoldo nell’attuale Salita al Pretorio, già nella gaudenziana antica Salita al Calvario, o della Maddalena nell’anticamera del Sepolcro,
ecc..., tutte di ambito gaudenziano. Si è pure osservato dopo i restauri che la
659