El luoco scuro tale si pernota
Simil sepulcro marmore intagliato
Dalata a christo doi Angeleti stano
Lun la corona e laltro i giodi in mano”.
I versi sono contraddistinti da un tono devoto, invitando al pianto, al rimorso, anche nel contemplare il piccolo vano, privo di luce “scuro”, e quindi ancor
più impressionante e suggestivo, nel quale, ai lati del Cristo deposto, si trovano
collocati i “doi Angeleti” reggenti l’uno la corona di spine e l’altro i chiodi.
Il terzo “capitulo” completa la descrizione:
“In el medemo un christo suscitato
Sol e depincto ha la sepultura
In una tabula al olio formato
Dirito in pede e di bella statura
Qual per beleza ognun maravegliato
Insatiati qua de tal figura
Come resuscito quivi il sugeto
El nostro Jesu christo benedeto”.
Di eccezionale portata è la notizia della presenza in quel momento, e quindi
già almeno dall’anno prima (1513) di un dipinto, di cui si specifica con rara
precisione “tabula al olio formato”, raffigurante il Cristo risorto, eretto, aitante,
monumentale “di bella statura”, che doveva suscitare universale ammirazione,
tanto che i pochi studiosi che ne hanno accennato, hanno supposto a ragione, che dovesse trattarsi di una splendida opera giovanile di Gaudenzio, che nel
1513 aveva affrescato l’analogo soggetto del Cristo risorto nell’ultimo riquadro della parete divisoria in Santa Maria delle Grazie ai piedi del Monte, e che,
aveva già modellato la statua in metallo di Gesù risuscitato, che emetteva acqua
dalle cinque piaghe, posto sulla fontana della Piazza Maggiore, a pochi passi dal
Sepolcro. Di Gaudenzio sarà poi ancora negli anni tardi un altro Cristo risorto, ora alla National Gallery di Londra, già parte di un polittico di Maggianico
(1543-44) presso Lecco, sul lago di Garlate.
Questo dipinto nella cella buia del Sepolcro, così ammirato, non era dunque
un affresco, come sarebbe parso logico, raffigurato sulla parete, lunga di sinistra,
di fronte al loculo, o forse più giustamente su quella più breve di fondo, ma più
alta per l’arcata della volta a botte, di fronte al basso ingresso, ma al contrario una
tavola “al olio”, come la guida, caso unico, vuole mettere in particolare evidenza,
e ciò fa subito pensare ad un’anticipazione di un’altra tavola di Gaudenzio, ese654
Cappella - 43