Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 653

teriore rispetto a quella marmorea del 1491, cioè quando la cappella era in fase costruttiva, tra il 1487, anno di inizio dei lavori, ed il 1491, anno di conclusione, ossia nel quadriennio in cui il Santo Sepolcro varallese e la “fabrica sibi contigua” vennero realizzati. La cella funeraria, di pochi metri quadrati, nitidamente raffigurata nella planimetria generale del ‘Libro dei Misteri’, è quella posta in seconda fila, sulla sinistra, dietro all’ambiente d’ingresso semicircolare, nell’insieme dei quattro ambienti che costituivano l’originario edificio del Santo Sepolcro “cum fabrica sibi contigua”. Volto verso sud-ovest, come chiaramente si nota nella planimetria, è costituito da due zone longitudinali e parallele: quella a sinistra a cui si accede dal basso passaggio d’ingresso, e quella di destra che corrisponde al bancale in pietra, o loculo, soprelevato rispetto all’altra, per deporvi il defunto, esattamente come nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. La struttura muraria, come già quella dell’ingresso, si presenta ancora oggi così come fu voluta ed eretta dal Beato Caimi nel tardo Quattrocento. Ce ne dà la prima, dettagliata ed efficace descrizione, poco più di un ventennio dopo, la guida del 1513-14, dedicandovi ben tre “capituli”: il XIX, il XX ed il XXI, data l’importanza primaria del luogo in tutto il complesso del Monte di Varallo. Il primo dei tre “capituli” suona così: “Poi ti habasi per un uscetino Dove convene a questo humiliarsi Un luoco quivi giaze picolino Donde el sepulcro sancto po tocarse Col corpo di Jesu alto e divino Morte qua giaze come po mirarse Sopra il sepulcro di rilevo e pincto Qua per mirar ognuno a pianto vinto”. Dopo essersi chinati con fatica per passare sotto l’“uscetin”, come un gesto d’umiltà e di devozione, si può toccare il “sepulcro sancto”, ove giace deposta la statua del Cristo “alto e divino”, scolpita e dipinta “di rilevo e pincto”, che desta ammirazione per la sua bellezza e commuove fino alle lacrime. Il successivo “capitulo” recita: “Quivi contempla o anima devota El to signor qua morto riposato Quivi di pianto ognun si percota Sol amirar il loco asomiliato 653