umile quel piccolo ed oscuro vano sotterraneo sulla destra della Grotta della Natività per celebrare degnamente l’episodio dell’Epifania, rappresentato sempre
con particolare solennità nell’arte del Quattrocento.
E cosi anteposta alla Grotta una prima raffigurazione provvisoria “Con li tre
magi fuor qua per entrare”, già nel 1513 troviamo (come ci informa la prima
guida del Sacro Monte, pubblicata a Milano nel marzo del 1514) che l’umile
ambiente dell’originaria cappella dei Magi, fatto ad imitazione di quello di Betlemme, è già stato riadoperato, con assoluta libertà, certo per la suggestiva regia
di Gaudenzio, per l’Adorazione dei Pastori.
Tutto fa pensare che la trasformazione fosse iniziata da poco, perché essa sembra
risultare ancora in atto. Infatti la scena appare incompleta, essendo costituita soltanto dal bue e dall’asinello, come chiaramente dicono i versi della guida: “Acanto
(alla Natività) il buone e l’humile Asinelo Dentro al monte a quello somigliato”.
Le due statue sono ancora di legno; le successive saranno poi di terracotta.
Dunque in questa cappella si verifica il passaggio dalla prima fase della scultura:
quella in legno, o in legno e stoffa, alla successiva, che diventerà poi quella tipica
del Sacro Monte e di tutti gli altri successivi Sacri Monti, in terracotta; e questo
appunto per opera di Gaudenzio a cui si devono indubbiamente anche le due
suggestive e miti figure degli animali.
La paternità gaudenziana per le dodici statue di questa cappella è infatti sempre stata riconosciuta, però con qualche lieve oscillazione.
Già le guide del 1566 e 1570 assegnavano a Gaudenzio “tutte le figure di rilievo, e particolarmente il puttino ed i pastori”.
Ma nel 1671 il Fassola ne limita l’auto grafia solo alle “principali”, senza meglio specificarle; il Torrotti invece le assegna tutte indistintamente a Gaudenzio.
Segue però il Fassola la maggior parte dei compilatori di guide del secolo XVII.
Nell’Ottocento e nel nostro secolo si scende talora ad una più particolareggiata distinzione che varia tuttavia molto spesso da autore ad autore. Così la guida
del 1829 assegna al Ferrari i pastori, quella del 1891 gli riconosce la Madonna ed
il pastore che guarda estatico, quella recente del P. Trovati dà, non so su che basi,
gli angioletti musicanti a Fermo Stella. Così pure tra gli studiosi vi è incertezza.
Il Mallè infatti avanza delle riserve per la statua di S. Giuseppe. che pensa eseguita forse solo su disegno di Gaudenzio, mentre la Brizio limita la paternità
gaudenziana alla Madonna ed al Bambino.
Il Testori al contrario riconosce in tutto il complesso l’alta poesia gaudenziana. Ed in verità, salvo un ovvio aiuto puramente subordinato di garzoni ed
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