Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 636

Dopo la nicchia col capo del P. Bernardino Caimi e dopo la lapide marmorea di erezione del Santo Sepolcro per munificenza di Milano Scarognini, sotto l’arcata del portichetto, a destra della porticina d’ingresso al Sepolcro stesso, è collocato in particolare evidenza, come una preziosa reliquia, un frammento della pietra del Sepolcro di Gesù, portata dal Caimi da Gerusalemme. Essa è sistemata entro un reliquiario ligneo scolpito e dorato, dello stesso genere di molti altri esposti, soprattutto nelle ricorrenze solenni, sugli altari delle nostre chiese. La piccola nicchia baroccheggiante che contiene il frammento della pietra, è identica a quella in cui è posto il reliquiario con il teschio del Caimi ed è stata aperta volutamente in perfetta corrispondenza per creare un equilibrio architettonico. Simmetrica è anche la collocazione della lapide esplicativa murata subito al di sotto. Il suo testo,in un latino molto comprensibile è il seguente: “Lapis sancti Sepulcri Domini nostri Iesu Christi; quod Yerosolimis est, inde translatus, et erectus Hic in Titulum” cioè “eretto con identico titolo, con uguale intitolazione”, o forse meglio ‘esposto qui come segno”. La nicchia non viene ancora citata né dal Fassola, né dal Torrotti, che ricordano la reliquia del Sepolcro ancora insieme a varie altre entro la cappella gaudenziana del Calvario. Invece la successiva guida del 1704 fa riferimento alla nicchia ed al frammento della pietra in un lungo brano che già in parte ho riportato a proposito del capo del Caimi e che qui trascrivo integralmente: “A lati della porta vedesi un pezzo del Santo Sepolcro di Nostro Signore, por tato da Gierusalemme dal Beato Fondatore, e la Testa del medesmo Beato, quale da molti anni a questa parte, assieme con la detta Santa Reliquia, fece la Veneranda Fabrica collocare in questo luogo, con le inscrittioni sopra lapidi di marmo tutte dorate, e con le ferrate pure dorate, per memoria, e veneratione di questo B. Fondatore, quali poi, come si è detto, furono modernate da Nobili Signori fratelli d’Adda” I fratelli d’Adda sono quelli che la stessa guida aveva già ricordato poche pagine prima trattando della ricostruzione e della nuova decorazione del portichetto e della cappella di San Francesco così scrivendo: ‘Verso l’anno 1703, fatta risarcire, ed ornare di moderne Pitture dalli Nobili Signori D. Giorgio d’Adda, 636 Cappella - 42