prima pietra, ma il compimento, la conclusione di tutto l’edificio, come del resto già nel 1671 riteneva il Fassola scrivendo “ridotta a questo termine la Santa
Fabrica... sopra il Santo Sepolcro fece porre intagliate queste parole...”, La lapide
poi è una dedica solenne, un’attestazione di realizzazione di un’opera, e come
tale la si compone, la si offre, la si scopre, la si inaugura, la si data sempre a lavori
ultimati e non a lavori appena incominciati.
Infatti la data di inizio di un edificio la si segna sulla prima pietra, che viene
interrata nello scavo delle fondamenta e non sull’architrave dell’ingresso di una
costruzione ultimata, mentre invece sulla porta o sul fastigio, o anche sul comignolo si segna la data di conclusione dei lavori. Per di più sarebbe stato assai singolare e contrario alla logica, dare inizio ad un’impresa edilizia proprio in piena
stagione autunnale, quando dopo pochi giorni per l’inclemenza del tempo, i
primi freddi ecc., l’attività dei muratori avrebbe dovuto necessariamente venir
sospesa fino alla primavera dell’anno successivo. Stranamente già nel 1909 era
dello stesso parere anche il Galloni. Per cui l’inizio della fabrica del Santo Sepolcro deve porsi attorno al 1488-89, non più tardi, tenendo pure presente che una
imprevista sospensione dei lavori di scavo dovette verificarsi con il ritrovamento
della grande pietra, che si ritenne del tutto simile a quella che aveva chiuso l’ingresso del Sepolcro di Gesù a Gerusalemme. Nel testo della lapide è poi anche
ben evidenziato e specificato il ruolo del Caimi, sottolineando che “excogitavit
loca”, che può intendersi come scelse il luogo, o anche ideò l’insieme, l’impianto, la planimetria generale dei vari luoghi” ad imitazione delle località di Terra
Santa, perché “qui veda Gerusalemme chi non può recarvisi” (qui peragrare nequit).
Il testo veramente non poteva essere più chiaro ed esplicito.
Ma oltre a questa lapide di così assoluta importanza ed efficacia, vi sono, come
si è detto, altre due scritte al di sopra ed al di sotto di essa. Quella superiore, oggi
in pessime condizioni, ridotta a lacerti di parole ed assolutamente indecifrabile,
si rivela un vero palinsesto, trattandosi di frammenti di due scritte sovrapposte e
di iverse. Per fortuna ci vengono in soccorso alcune fotografie di cinquant’anni
or sono, in cui il testo risulta ancora completo e perfettamente leggibile. Esso
è tratto dai vangeli, come tanti altri apposti in varie cappelle ai cui episodi si
riferiscono, e qui logicamente riguarda il Santo Sepolcro. La scritta così recita:
“Giuseppe preso il corpo di Gesù /
lo pose nella sua tomba nuova /
che aveva scavato nella roccia”.
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