storico e benemerito casato, però senza dispendio.
Tutta la parte decorativa a grisaille che orna la cappella è pure opera del Bonini, che ancora altre volte collaborerà col Gilardi sul Sacro Monte. Il notevole successo riscosso per il suggestivo dipinto, non solo in ambito locale, sarà la premessa per altri futuri impegni del Gilardi sul Sacro Monte. Infatti già l’ anno successivo viene richiesto di ornare con affreschi la rinnovata cappella di San Giuseppe, all’ interno della Basilica, e più avanti nel tempo, come già si è visto, per dipingere il fondale della cappella della Sindone.
L’ arcata antistante al sacello
Subito di seguito alla cappella di San Francesco che riceve le stigmate, l’ ala del piccolo portico che delimita il lato occidentale della piazza Maggiore, prosegue piegando verso nord e viene così con la sua prima campata ad addossarsi alla parete anteriore, e di facciata, del Santo Sepolcro, che è rivolta verso levante, proteggendone l’ entrata e costituendone in tal modo il suo vero e proprio protiro, o atrio d’ ingresso.
Tutto l’ insieme dell’ arcata, cioè la volta e la parete che confina col Sepolcro, è sontuosamente decorato da affreschi ornamentali di pieno Settecento, eseguiti qualche tempo dopo la ricostruzione del portico per dare maggior spicco, maggior prestigio a questa campata rispetto alle successive, che rivestono minor importanza. Sulla volta, quasi a voler ribadire con particolare evidenza le benemerenze, i privilegi ed i patronati acquisiti lungo i secoli dalla dinastia degli Scarognini e dei d’ Adda, loro eredi, campeggiano al centro affiancati i blasoni delle due nobili famiglie. Ciò non stupisce se si tiene presente, come già si è visto, che per la cappella immediatamente precedente, dedicata a San Francesco, ancora nel tardo Ottocento, quando verrà eseguito l’ affresco di Pier Celestino Gilardi, il marchese d’ Adda si raccomanderà di conservare, per quanto possibile, gli stemmi dei due casati, dipinti nei quattro peducci. Cosa che verrà fatta.
Qui, nella campata antistante al Santo Sepolcro, al centro della volta gli stemmi, mai notati finora da nessuno studioso, sono i veri protagonisti e vengono ad aggiungersi, più di mezzo secolo dopo, a quelli elencati dal notaio Giovanni Battista Gasparino di Varallo nel 1663 per conto dei d’ Adda. Sormontati da un’ ampia corona marchionale che tutti li abbraccia( i d’ Adda infatti erano stati creati marchesi dall’ imperatore Leopoldo I nel 1682), gli stemmi, a foggia di cartigli barocchi, tra loro affiancati, appaiono in realtà tre e non due soltanto. Il primo a sinistra è quello inconfondibile dei d’ Adda; seguono gli altri due appartenenti entrambi agli Scarognini. Infatti il loro blasone, stando al testo
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