ritenere il Cusa nell’Ottocento, è un’ipotesi del tutto personale, che non può
basarsi su dati di fatto, sapendone allora lui nulla di più di quanto sappiamo noi
oggi, anzi, con una conoscenza di Gaudenzio e della sua opera assai meno approfondita di quanto, dopo tanti studi, tante indagini, possiamo disporre adesso.
Affreschi di Gaudenzio?
Che gli affreschi sulle pareti siano di Gaudenzio non lo specificano le due guide del 1566 e del 1570, che nominano e gli assegnano solo la pala delle Stigmate,
ma lo afferma nel settembre del 1593, nella sua prima visita sul Monte, il vescovo Carlo Bascapè, riconoscendo globalmente la “capellula”, senza specificare
affreschi o pala dell’altare, come “eiusdem artificis” che aveva eseguito il vicino
affresco del Cristo portato al sepolcro, e cioè dipinte “a M(agist)ro Gaudentio”.
Lo ribadirà poi nel 1663 il notaio varallese Giuseppe Antonio Gasparino
nell’elencare le iscrizioni e le insegne gentilizie degli Scarognini e dei d’Adda,
esistenti in Varallo, per incarico di Francesco d’Adda, affermando che il sacello
di San Francesco è “ab eodem Gaudentio picturis ornatum, et decoratum”.
Quindi nel descrivere gli affreschi, elenca nella parete destra S. Bernardino da
Siena, su quella di sinistra il B. Bernardino Caimi con i membri della famiglia
Scarognini “cum Dominis et Dominabus de Scarogninis”, poi ancora a destra
del cancello di ferro che chiude il piccolo vano, S. Antonio da Padova ed a sinistra Sant’Elena, oltre ad una finestrella chiusa da un vetro con dipinte nel 1549
le armi degli Scarognini. La finestrella verrà poi eliminata forse solo con la realizzazione della scalea che scende dalla loggia proveniente dal Palazzo di Pilato e
che delimita verso occidente la Piazza Maggiore.
Il prezioso vetro andrà così perduto, come purtroppo molti altri delle chiese
della valle, anche in epoche assai recenti. Ne cito solo uno superstite dello stesso
genere, con lo stemma della famiglia Preti, conservato nel Museo Parrocchiale
di Boccioleto. Al Sacro Monte invece esiste tuttora un altro piccolo vetro dipinto, di forma circolare, con L’Annunciazione, datato 1544, già nella attuale
cappella della Visitazione e conservato nel Museo.
Il Gasparino ricorda poi ancora nella parte anteriore dell’altare, cioè nel paliotto, una Natività entro un piccolo tondo, splendidamente dipinta “in parvulo
circulo peregregie depictum” che doveva perciò essere pure opera di Gaudenzio.
L’elenco del Fassola
Poco dopo la relazione del Gasparino, nel 1671, il Fassola nel nominare i
personaggi effigiati sulle due brevi pareti laterali del sacello, elenca invece sulla
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