e si celebrò nel S. Monte…” .
Dunque non solo l’altare, ma anche la cappella. Anzi, la “Capella, dove fù
eretto il primo Altare”.
Un quindicennio dopo il Fassola, è la volta del Torrotti, che riconferma la
stessa situazione “... in poco tempo bastarono à terminare con l’edifitio del Santo
Sepolcro il primo hospitio dei Padri con à canto la Capella per la Messa, che serve
ancora con l’antiportico...”; e nel descrivere la cappella di San Francesco afferma
“Qui si celebravano le prime messe, e ancora si continua”.
Tanto il Fassola che il Torrotti affermano e ribadiscono che l’altare ed il sacello che lo contiene, risalgono al periodo iniziale del Sacro Monte, pressochè
contemporaneamente all’erezione del Santo Sepolcro, senza però mai né l’uno,
né l’altro ricordare l’intitolazione a San Francesco.
Si può quindi pensare che il sacello fosse già compreso nella “fabrica sibi contigua” al Santo Sepolcro, citata nella lapide sovrastante l’ingresso dello stesso
Sepolcro, che reca la data del 4 ottobre 1491, quando esso venne terminato.
A maggior ragione la cappelletta (successivamente dedicata a San Francesco)
doveva già esserci quando tutti gli edifici del “super parietem” vennero donati al
Caimi il 14 aprile 1493.
La planimetria
La situazione planimetrica assai semplice del complesso doveva già corrispondere a quella ancora rilevata molti decenni dopo nella pianta generale del Monte
raffigurata nel “Libro dei Misteri” attorno al 1568, con nel mezzo i due piccoli
vani dell’atrio semicircolare e della retrostante cella funeraria del Santo Sepolcro,
i due piccoli ambienti quadrati alla destra (uno davanti ed uno dietro), e l’arcata, o arcosolio, del sacello (poi di San Francesco) alla sinistra, presso l’angolo del
portichetto, ancora senza l’aggiunta della casa del Valgrana verso mezzogiorno
a picco su Varallo.
Il piccolo sacello dovette rimanere umile, spoglio, senza una dedicazione precisa, come si deduce dalla guida del 1514, fino almeno al 1515.
Il testamento dello Scarognini
In quell’anno infatti Emiliano Scarognini, il 20 luglio, fa testamento, e tra
le altre disposizioni stabilisce “quod perficiatur et depingatur sumptibus dicti domini testatoris seu heredum suorum illa capella constructa supra monte Sancti Sepulchri Varalli sub titulo Sancti Francisci ubi est caput fratris Bernardini de Caymis… ”, ossia che si completi e si dipinga (perficere vuol dire infatti completare,
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