pre del Lanino, facente parte di un’anta della pala del Duomo di Vigevano, ora
al Museo Poldi Pezzoli di Milano, del 1550, poco più di trent’anni posteriore
all’affresco gaudenziano.
Ma è soprattutto significativo il soggetto stesso, la raffigurazione di Gesù
condotto al sepolcro per la sua rarità fino allora nell’area pittorica piemontese
e per essere ben in linea, ben aggiornato con la più recente produzione pittorica al riguardo, che va diffondendosi nei maggiori centri artistici dell’epoca.
Basti pensare alla famosa Deposizione, o meglio, Trasporto di Gesù al sepolcro,
alla Galleria Borghese di Roma, dipinta dal giovane Raffaello nel l507, e quindi
notissima in quegli anni, che Gaudenzio potè ammirare a Perugia nella cappella
dei Baglioni, nella chiesa di San Francesco al Prato, quando nel suo viaggio (o
in uno dei suoi viaggi nell’Italia centrale, come si pensa oggi), fu certamente a
Perugia per vedere gli affreschi del Perugino nella Sala del Cambio. Né si può dimenticare la celeberrima Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano al Louvre,
datata comunemente attorno al 1525, quindi di neppur dieci anni posteriore
al dipinto gaudenziano, tanto per ricordare i due esempi più famosi del secolo.
Un pittore attento alle novità dunque il nostro Gaudenzio, che forse suggerì
egli stesso il soggetto ai committenti Scarognini, anche per legare maggiormente
le due tappe, o il passaggio dalla cappella di Gesù deposto nella Sindone al Santo
Sepolcro, interrotto dall’improvvisa presenza della cappella di San Francesco,
totalmente slegata dalla sequenza dei vari misteri successivi alla morte di Cristo.
È quasi superfluo ed ingenuo chiedersi se per puro caso sulla parete, al di sotto
dell’intonaco attuale possa esser rimasto qualche lacerto del dipinto gaudenziano. Data l’umidità che già lamentano per la tramontana le guide del Settecento
per gli affreschi della cappella di San Francesco, penso che poco o nulla possa
esser rimasto anche dell’at tiguo Cristo portato al sepolcro.
La cappella di San Francesco
L’ubicazione del sacello di S. Francesco alla sinistra del Santo Sepolcro e proprio all’angolo del portichetto antistante ad ambedue, costituisce indubbiamente un elemento di stacco, di imprevista interruzione, quasi di intrusione, nella
sequenza ordinata e sistematica dei vari misteri riguardanti lo svolgersi della vita
e della passione di Cristo.
Quando e perché questo sacello venne eretto così addossato al Santo Sepolcro, cioè alla costruzione più importante, anzi, centrale, fondamentale, del Sacro Monte delle origini?
La prima notizia certa si trova nella guida del 1514, che rispecchia, giova
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