dei d’Adda nel borgo di Varallo, per incarico di Francesco d’Adda, giunto sul
Sacro Monte nella sua ricognizione, precisa che davanti, cioè prima del sacello
di San Francesco “extra ferreos cancellos”, si vede una pietà D.N.J.C. (di Nostro
signor Gesù Cristo) “perfecte delineata”. Evidentemente si tratta del Trasporto
di Cristo al sepolcro, ma il notaio non è certo un esperto di iconografia sacra.
Aggiunge però dei dati assai interessanti, che cioè il dipinto è di forma circolare
“orbiculatim” ed ha un diametro di circa cinque cubiti, per quel che sembra di
poter dedurre dallo scritto ricercato e contorto, quindi di circa metri due e venti, che è stato dipinto in modo mirabile “a praedicto Gaudentio Ferrerio Vallis
Uggiae”. Viene quindi da supporre che l’affresco, dato che nessun altro dipinto
di Gaudenzio è circolare, fosse stato ridotto in quella forma in seguito al suo
cattivo stato di conservazione.
Il Fassola invece (1671), sempre attento a descrivere e citare tutto ciò che
potesse rivestire un’importanza storica o artistica, nel capitoletto dedicato alla
cappella di San Francesco, dopo aver ricordato gli affreschi eseguiti da Gaudenzio sulle pareti del piccolo oratorio, così prosegue: “V’è una ferrata che circonda
detto angolo dell’Altare, fuori della quale verso l’Evangelo (cioè sul lato sinistro
secondo la liturgia anteriore al Concilio Vaticano II) sopra il muro ha dipinto
Gaudenzo, Christo involto nella Sindone”. Quindici anni dopo anche il Torrotti, descrivendo gli affreschi dello stesso oratorio di San Francesco, ricorda che
“Gaudenzo fece il Christo nella Sindone. A man destra continuando l’antiportico si trova il Santo Sepolcro”.
Ovviamente con quest’espressione di “Christo involto nella Sindone” e di
“Christo nella sindone”, non si deve intendere una ripetizione in pittura della
scena scolpita in legno alla fine del Quattrocento e situata allora nella cappella immediatamente precedente ma, come detto nelle guide rimate del secondo
Cinquecento, si tratta di u n Cristo portato a seppellire e sorretto nel lenzuolo.
Nei primissimi anni del settecento con il rifacimento di tutto il porticato ed
il malaugurato rinnovamento delle decorazioni nella cappella di San Francesco
con la cancellazione degli affreschi di Gaudenzio, in parte rovinati, “consummati dall’antichità”, come dicono le guide del 1704 e del 1715, o “smarito dalla
tramontana” come è scritto in quella del 1743 e nelle successive, scompariva anche il Trasporto di Gesù morto al sepolcro, come ricorda con rammarico il Galloni
nel 1914.
L’affresco si trovava infatti contiguo a quelli dell’oratorio di San Francesco,
come detto chiaramente nel testo del Fassola, cioè sulla parete dell’ultima campata del portico che fa angolo con la cappella stessa, da cui si deve dedurre, mi
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