Morgari: i Giudei che si profilano a sinistra e la figura di S. Angela Merici che si
vede in scorcio a destra sono opera del campertognese Pier Celestino Gilardi”.
Verrebbe quindi da pensare che ad un certo punto ad una modestissima decorazione ad imitazione di una grotta (forse del Boccioloni?) fosse stato sostituito uno sfondo paesistico, che nessun compilatore di guide del Sacro Monte
della seconda metà dell’ Ottocento mai cita (ricopiando quel che era già stata
scritto da altri), forse perchè totalmente privo di figure umane. Ma il Romerio,
come si è visto, non so su che basi, fa il nome di Paolo Emilio Morgani per la veduta di Gerusalemme. Il Morgari, come è ben noto, fu al Sacro Monte nel 1865
per affrescare la cappella dei Discepoli dormienti. Le varie date quindi non concordano. Pur ammettendo che la litografia con la cappella della Sindone per il
volume del Cusa, completato solo nel 1863, fosse stata eseguita verso il 1861-62,
sarebbe sempre anteriore di tre anni alla sicura presenza del Morgari sul Sacro
Monte. Persiste quindi un grosso punto interrogativo al riguardo; a meno che
il Morgari fosse già salito sulla Nuova Gerusalemme varallese una prima volta a
dar prova di sè attorno al 1860 con lo sfondo dalla cappella della Sindone, cosa
del tutto ignorata, prima di esser richiamato nel 65 per un’ impresa assai più impegnativa, oppure che il Romerio abbia equivocato facendo il nome del Morgari
invece di quello di un altro pittore (Avondo, Arienta, lo stesso Boccioloni, che
avrebbero potuto affrescare lo sfondo prima della pubblicazione del Cusa. Nè
pare logico che lo sfondo raffigurato nella litografia del volume del Cusa e nella
illustrazione della guida edita nel 1880 e nelle sue ristampe sia stato disegnato di
fantasia, perchè sarà chiaramente ripreso come schema essenziale, come traccia
di base, con poche varianti di scarsa importanza nel ciclo affrescato da Pier Celestino Gilardi alcuni anni dopo.
Si trattava comunque solo di un modesto e sommario fondale paesistico per
non lasciare totalmente nude le pareti, nè per dare l’ idea di una grotta non corrispondente all’episodio evangelico.
La cappella, ad ogni buon conto, così come si presentava, veniva a creare un
contrasto evidente, una brusca discontinuità negativa per i visitatori rispetto a
tutte le altre quaranta che la precedevano. Ad ovviare a questa situazione dopo
più di settant’anni da quando era stato sistemato il nuovo gruppo statuario del
Marchesi, provvide nel 1898 una benefattrice rimasta anonima, offrendo di far
eseguire a sue spese un degno ciclo pittorico per la cappella. Questa signora si
colloca così nella prestigiosa scia di benefiche dame che lungo il secolo 1’avevano preceduta con la loro munificenza in favore del Sacro Monte, quali la marchesa Severina Sanmartino di Parella, che aveva fatto completar