Persino le nubi sui due sfondi di cielo sono trattate in modo totalmente diverso: mosse ed ammatassate sulla parete di fondo, striate e longitudinali sull’altra.
Si ha quasi l’impressione, ovviamente insostenibile, che 1’affresco, e quindi
le parete di destra sia stata fatta ruotare, un certo indefinito momento, di qualche grado, spezzando l’unità, la continuità originaria. Oppure si può supporre,
come già ho ipotizzato trattando dei problemi architettonici della cappella che
la parete destra, forse originariamente convessa, sia stata successivamente rettificata. Ma anche in tal caso, perché nessuno, Gaudenzio in primis, mai intervenne
per ricucire, per ricollegare con poco dispendio, con pochi ritocchi, i dipinti
delle due pareti nel loro punto di congiunzione?
Sembra veramente assurdo che Gaudenzio avesse deliberatamente creato una
situazione così anomala, così inspiegabile, ed a cui nessuno finora ha mai posto
attenzione.
Si trattò forse solo di una distrazione, di una dimenticanza del pittore incalzato da nuovi, più importanti ed urgenti impegni, con 1’intenzione di porvi
rimedio in futuro? Fu un’ imprecisione che doveva venir schermata dalla statua
di Gesù posta avanti?
È troppo sperare che i restauri ci possano illuminare al riguardo? Che ci permettano di eliminare almeno alcuni dei tanti interrogativi che mi sono sgorgati
nella mente e che ho coraggiosamente avanzato, sperando che si possa fare chiarezza? Un fatto però è inconfutabile.
Al di là di tutte queste incognite, che rendono problematica la conoscenza della cappella, delle sue strutture così irregolari, del suo complesso pittorico
spezzato sull’angolo, la cappella stessa può vantare un notevole primato rispetto
a tutte le altre. Essa infatti è la prima che presenti una fusione, un rapporto figurativo diretto, una continuità narrativa tra parte scultorea e fondale affrescato. Si potrà obiettare che qualcosa di simile doveva già avvenire nella cappella
dell’Ascensione, una delle prime tre già esistenti il 14 aprile 1493, che sorgeva ove
venne poi eretto nel Seicento il mistero della Trasfigurazione sul Monte Tabor.
Ma li gli apostoli affrescati lungo la parete circolare, costituivano solo un coro
umano, erano spettatori, non veri attori, veri protagonisti. Qui invece, nell’originaria Salita al Calvario la composizione, la sacra rappresentazione, partiva
dagli affreschi del lato destro con la Vergine Addolorata, s. Giovanni, il soldato
dal ricchissimo elmo di reminiscenza peruginesca, per proseguire con due dei
protagonisti, i ladroni condannati alla crocifissione insieme a Gesù, spinti dal
cavaliere dal gesto ampio e deciso.
Sono loro che chiudono il corteo che si concretizza plasticamente al
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Cappella - 40