Queste le caratteristiche anche della cappella 41,caso unico in tutto il Sacro
Monte. Ciò porterebbe dunque a pensare che la dizione “esistente”, usata con
scrupoloso, notarile rigore, potesse veramente riferirsi ad un sacello già da tempo esistente sul “super parietem”, assai prima cioè della fondazione del Sacro
Monte.
Si sarebbe trattato in tal caso di una piccola cappella per la devozione dei proprietari degli alpeggi, o delle “baite”, sostanzialmente di una modesta frazione
esistente da epoche remote sulla rupe dominante Varallo.
Infatti, doveva sorgere in epoca preistorica un castelliere gallico, come tutto
induce a pensare, per la tipica configurazione orografica della terrazza naturale
dell’attuale Nuova Gerusalemme, strategicamente dominante sulla confluenza
dei due corsi d’acqua (Sesia e Mastallone), per la sua ottimale difendibililà da
ogni lato, anche verso nord.
Ciò è avvalorato dalla presenza della grande pietra, ritrovata sul Sacro Monte
stesso e collocata sotto il portico del Santo Sepolcro, erroneamente per secoli
creduta la pietra di chiusura del Sepolcro, ma che in realtà, come potei dimostrare oltre trent’anni or sono, è un tipico e raro menir, l’unico forse di tutta la valle, testimonianza inconfutabile di un preistorico insediamento in loco. Anche
l’orientamento di questo tempietto, rivolto verso oriente, secondo una remota,
diffusissima consuetudine, viene a rafforzare l’ipotesi di una sua lontana preesistenza rispetto al Sacro Monte.
La sua collocazione poi si sarebbe adattata benissimo, essendo esattamente ai
piedi del luogo scelto per il Calvario, ed alla sua sinistra, come a Gerusalemme,
per contenere il mistero della Pietra dell’unzione.
Certo varie possono essere le osservazioni di fronte ad una così temeraria teoria. Se così fosse si potrebbe obiettare che l’oratorio avrebbe già dovuto portare
una qualche intitolazione, una dedicazione a qualche santo o alla Vergine. Ed
allora perché viene nominato genericamente in forma anonima dal notaio?
Forse però l’intitolazione originaria era stata soppressa per poterla sostituire
ora con quella di un mistero della passione, cioè quello di Pietra dell’unzione,
e così viene registrato dal notaio, non più con la denominazione antica, ormai
superata, né ancora con quella nuova, tanto inusuale per lui e per i donatori varallesi. Non crea problemi invece il fatto che si trattasse di un edificio sacro che
viene donato al P. Caimi insieme alle altre cappelle appena erette.
Non apparteneva certo alla diocesi, né alla parrocchia di Varallo, ma doveva
esser proprietà privata, come accade ancora oggi per la maggior parte di questi
oratori, o di una singola famiglia che possedeva dei terreni e dei cascinali sul
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