Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 572

potesse contraddistinguerla in modo inequivocabile, e quindi senza una propria intitolazione con cui definirla, o che l’ intitolazione di Pietra dell’ unzione apparisse talmente nuovo ed inusuale, tanto per il notaio che per i donatori, che per maggior chiarezza venne definita secondo la sua collocazione topografica“ subtus crucem”.
Ma è soprattutto il termine“ existente” su cui mi pare si debba riflettere, perché fa pensare ad una sua probabile preesistenza rispetto all’ origine dello stesso Sacro Monte. II notaio non lo usa, né per il Santo Sepolcro, né per il confinante eremitorio, né per la cappella dell’ Ascensione, tutti edifici appena eretti, ma solo per questa. Può infatti esser interpretato come se si trattasse di una cappella che già da tempo, ab immemorabili, esisteva poco sotto il punto in cui venne collocata la croce di fondazione della Nuova Gerusalemme, proprio per differenziarla dalle altre recenti costruzioni sacre.
Se invece di“ existente” che può indurre a pensare ad una più remota origine, ad un edificio noto da sempre ai cittadini di Varallo, fosse stato scritto“ creati”, o non vi fosse stato usato nessuno di questi due termini, non vi sarebbe nessun indizio oggi.
Un secondo elemento a favore di un’ origine anteriore al sorgere del Sacro Monte è dato dalla stessa struttura architettonica della cappella 41, nettamente diversa da quella dell’ attigua Pietà, come già si è accennato.
Un edificio contenente il mistero di Gesù avvolto nella sindone nella sua parte interna è simile a tanti piccoli oratori medievali, o cappelle“ ad orandum”, ornati di affreschi del tardo Trecento o del Quattrocento, ancora assai numerosi in valle, o lungo le vecchie strade, o all’ interno di molti centri abitati, o nei pressi di tante piccole frazioni ed alpeggi, come punti di aggregazione per la pietà dei fedeli.
Lo schema deriva da quello assai semplice di tante umili chiesuole di tradizionale impianto ancora romanico, di cui esempi superstiti sono l’ Oratorio di S. Pietro Martire a Varallo, all’ inizio della strada della Val Mastallone, S. Jacupittu a Cellio. ecc..., con navatella ricoperta da capriate con tetto a vista e bassa abside semicircolare. Ma la maggior parte di questi edifici era priva di navata, o ne aveva solo un accenno.
Era caratterizzato da un arco d’ ingresso, chiuso da una cancellata lignea sotto un tetto a due spioventi, poi nell’ interno da due brevissime pareti laterali e subito dopo dalla conca absidale, appena sufficiente a contenere un piccolo altare, come gli oratori dei SS. Quirico e Giuditta a Boccioleto, di S. Bernardo a Piè di Rosso di Ferrate, di S. Caterina a Campertogno, ecc...
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