della “ pittura fatta dal S.r Melchion Enrico nella Cappella della Presa”, ossia
della Cattura. Segno evidente di fiducia da parte dei fabbriceri nel Gherardini,
detto anche Ceranino per essere stato allievo, oltre che genero, del Cerano. Ma
la data del 3 maggio può anche far pensare che nei due mesi precedenti il pittore
fosse già salito al Sacro Monte per dare gli ultimi tocchi, le ultime rifiniture al
ciclo dell’Inchiodazione.
Il contratto
Qualche mese dopo, il 4 ottobre 1641, viene stipulato il contratto tra la fabbriceria e il pittore per il nuovo ciclo della Deposizione. Ma l’atto, stilato dal n otaio Gian Giacomo Cravazza, contiene un duplice incarico: di “vestire le statue
della Crocifissione (ossia dell’Inchiodazione) et depingere i volti di dette statue di
sua propria mano et depingere la cappella della Deposizione”. Infatti poco più di
un mese prima, il 26 agosto 1641, il vescovo Tornielli, nella sua visita pastorale
al Sacro Monte, aveva ammirato la cappella dell’Inchiodazione, ma avendo notato che le sue statue non erano ancora tutte dipinte, aveva dato ordine che “si
finischino le statue in ciò che non sono ancora finite alcune di esse nell’armatura,
capillature et cose simili”. Vi provvedono così i fabbricieri, anche se poi questo
modesto compito verrà assolto dal Rocca, essendo il Gherardini totalmente assorbito nell’impresa pittorica della Deposizione.
L’esecuzione
La cappella era dunque rimasta dotata delle statue, ma priva degli affreschi
per circa tre anni, dal 38-39 al 41 compreso, se i miei calcoli sono giusti; situazione per altro non eccezionale se si pensa per esempio che la Seconda presentazione a Pilato e la Salita al pretorio, popolate di statue del d’Enrico, vedranno il
loro compimento con gli affreschi del Gianoli solo dopo il 1665. È naturale che,
essendosi stilato il contratto con Gherardini nell’ottobre del 1641, il pittore durante l’autunno e il periodo invernale abbia preparato il progetto generale della
sua nuova impresa, gli abbozzi, gli schizzi, i disegni preparatori delle figure e
delle scene più impegnative, iniziando il lavoro diretto sulla volta della cappella
solo nella successiva primavera del 1642, per cui il ‘42 risulta essere l’anno centrale dell’opera, di dimensioni nettamente inferiori a quella del ciclo precedente
dell’Inchiodazione, anche se il completamento di tutto il complesso pittorico
può essere stato portato a termine con le necessarie rifiniture ed i ritocchi nella
primavera del 1643, anno in cui il Gheradini esegue la grande pala del Martirio
di San Giorgio per la chiesa di Montagna in Valtellina.
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