possano seguire immediatamente. Mi pare confermarlo il fatto stesso che nell’elenco dei pagamenti delle opere del D’Enrico sul Sacro Monte, steso il 12 maggio
1640, accuratamente compilato seguendone verosimilmente la successione cronologica, come più volte constatato, esse vengano appunto citate subito dopo le
statue dell’Inchiodazione. Ad esse succede il gruppo della Pietà, ai piedi del Calvario che deve seguire, non solo nella memoria dei fatti evangelici, ma anche nella
loro raffigurazione.
Le statue della cappella di Gesù deposto dalla croce possono quindi ragionevolmente essere state modellate nel 1637-38. Nella nota presentata dallo scultore ai fabbricieri viene specificato che si tratta di sedici statue, più “teste 4 da
morto (cioè quattro teschi); alcuni pezzi d’osso da morto”.
Trent’anni dopo però il Fassola, illustrando la cappella, assegna le sculture
a collaboratori del D’Enrico, senza darne spiegazione. Certo deve essere stato
indotto a questa un po’ sbrigativa affermazione dall’essere ben noto che, ormai
anziano il grande statuario, l’intervento di Giacomo Ferro, suo allievo e collaboratore, e dei suoi fratelli doveva esser stato assai consistente. Infatti lo stesso
Ferro il 5 luglio 1647 nella liquidazione dei conti concordata con la fabbriceria
specifica che le statue della Deposizione, oltre a quelle della cappella di Erode,
erano state eseguite dal D’Enrico e da lui come socio.
Il vecchietto
Dopo il Fassola nulla di rilevante segnalano le altre guide nel corso di più di
un secolo e mezzo. Nel 1830 però il Bordiga sottolinea la presenza tra le figure
degli astanti ai piedi della croce di un umile vecchietto che volge lo sguardo verso il Cristo. Così scrive:” Da sinistra vi è un uomo in costume volgare in atto di
levarsi il cappello, mirando Gesù, nel qual si addita ritratto il benefattore della
cappella”.
Nessun documento anteriore, nessuna guida precedente lo conferma, né si
conosce il fondamento di tale affermazione: si può solo supporre che la presenza
di questo personaggio in abito da povero valligiano, con brache e casacca e non
in costume di antico giudeo con mantello e veste talare, abbia dato origine a tale
ipotesi, andatasi via via consolidando. Né si sa chi sia stato, o chi siano stati, i
committenti di questo mistero, molto più probabilmente eretto dai fabbricieri
con le offerte ed entrate ordinarie.
Da quel momento la statua del “vecchietto”, colta con estrema, umana naturalezza nell’atto di levarsi il cappello il copricapo in segno di umile devozione
e quasi di esempio, invito a tutti i pellegrini in carne e ossa a compiere lo stesso
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Cappella - 39