no), come pure la xilografia ristampata nel Settecento da Carlo Giovanni Martinetti, ma risalente ai primi decenni del Seicento, in cui compare già parte della
Basilica in costruzione. Queste presentano ancora il Calvario senza la Deposizione, ma ancora dotato della scalea gaudenziana coperta cinquecentesca. La
ben nota veduta della Nuova Gerusalemme invece incisa dallo Sceti nel 1671 e
varie altre successive fino all’Ottocento presentano invece la soluzione nuova
con la finta loggia. Ciò è poi anche confermato dalle planimetrie del Sacro Monte ad iniziare da quelle dell’architetto Massone (1772 ) e poi dalle posteriori di
Giuseppe Marchini (1816) ed ancora dalle due più tarde e da queste derivate,
ma ormai non più corrispondenti alla realtà per la scalea di mezzogiorno, del
volume del Cusa (1857) e dell’Arienta (1866).
Già nel 1845 però il varallese Giacomo Geniani prevedeva un’intera loggia
attorno all’aula centrale del Cristo in croce per collegare esternamente le tre
cappelle, progetto che verrà realizzato con alcune varianti, morto ormai il Geniani, nel 1851-52. In seguito a questi lavori anche la scalea gaudenziana di discesa e il finto loggiato sovrastante saranno radicalmente modificati. La scalea,
colmata e ricoperta, scomparirà, e la finta loggia sovrastante potrà così essere
dotata di un pavimento, venendo così a costituire la maggior parte del lato nord
dell’intero loggiato del complesso del Calvario.
Una nuova scalinata in pietra viene quindi creata di fianco a quella soppressa,
partendo però dalla seconda arcata, quella più settentrionale, della Deposizione
(la precedente partiva dall’altra arcata). Questa nuova rampa, tutta esterna, non
sarà dotata di un normale parapetto, ma di un sistema di gradoni in pietra, simili
a quelli che nello stesso periodo verranno realizzati sia nelle scalinate di discesa
dalla Visitazione, sia nella cappella di Gesù condotto per la prima volta da Pilato
sulla Piazza dei Tribunali.
Solo recentemente, nel 2005, per l’incolumità dei visitatori, purtroppo verrà
aggiunta una necessaria ringhiera in metallo.
Lo schema compositivo
La maggior parte dei gruppi statuari realizzati da Giovanni D’Enrico per le
cappelle segue uno schema centralizzato, a semicerchio, rivolto verso i riguardanti, con il protagonista al centro e gli altri personaggi attorno, come un ampio
coro umano.
Si differenziano, come si è visto trattando sei singoli misteri, l’Inchiodazione,
molto diramata nella vastità dell’aula, l’Ecce Homo, sviluppata su due piani, la
prima e la seconda Presentazione a Pilato, impostate prospetticamente in pro560
Cappella - 39