te, quasi un motivo decorativo a traforo, e collega il portico con l’aula retrostante mediante due ampie arcate, sovrastate da una lunetta in corrispondenza delle
tre piccole lunette della parete in facciata.
La convenzione, o contratto, del 31 ottobre 1633 specifica anche che il costruttore deve “piantare le colonne”. In realtà esiste una sola colonna, reggente al
centro le due arcate del portico. È evidente però che esse si devono identificare,
oltre che con la vera colonna, anche con il pilastro in pietra a loro corrispondente, a reggere le due arcate colleganti la parete divisoria tra aula e portico. Come si
è detto, questo costituiva fino a metà Ottocento l’elemento di collegamento, di
passaggio diretto dei pellegrini usciti dalla Crocifissione attraverso la porticina
di sinistra, con la scena immediatamente successiva della Deposizione.
La scalea
Contemplato questo mistero, si scendeva poi verso la sottostante cappella
della Pietà, sistemata in quegli anni a sostituzione della gaudenziana Spogliazione delle vesti, attraverso l’originaria scalea di diciotto gradini, già ricordata nella
prima guida del 1514, scalea che fiancheggiava la base della parete nord della
Crocifissione. Era protetta da un tetto in pendenza, sorretto da alcuni pilastri
lungo la scalinata, come si vede in tutti i dipinti cinquecenteschi raffiguranti il
Sacro Monte.
Ma questa scalea, come più di una volta ho ricordato, era percorsa originariamente in senso opposto, in salita, per accedere alla gaudenziana Spoliazione
delle vesti, attuale Pietà, alla cappella di Gesù che muore sulla croce. Solo con
l’erezione
della Salita al Calvario e dell’Inchiodazione il D’Enrico deve invertire il percorso. Non solo ricostruisce la scalea che sale all’Inchiodazione verso mezzogiorno, modifica anche la copertura della rampa sul lato nord, diventata scalea
di discesa.
Incapsulata l’antica scala entro un muraglione ed eliminata la copertura gaudenziana in pendenza, il D’Enrico erige al suo posto, al livello delle tre cappelle
del Calvario una finta loggia a due arcate, sovrapposte a farle da copertura e addossata alla parete nord della cappella di Gesù che muore sulla croce, anche per
proteg gerla dalle intemperie sul lato rivolto verso mezzanotte, dando così luce
alla sottostante scalea e creando allo stesso tempo come una continuazione ad
angolo retto alla loggia vera della Deposizione. Ciò è ben documentato dalle vedute seicentesche del Sacro Monte: quella di Hendrick van Schoel, anteriore al
1614 (perché non vi sono ancora le fondamenta della Basilica, poste in quell’an559