mancanti di colore, come stabilito dalla Commissione d’arte.
Proprio in quel momento, forse approfittando della presenza dello scultore
per i lavori nella cappella, la signora Monaco, pia benefattrice di Vercelli, ritiene
di far opera assai valida dando l’incarico al Della Vedova, in quegli anni tra gli
artisti più affermati a Torino, di sostituire l’originario Crocifisso ligneo, fulcro
di tutta la drammatica scena del Calvario, giudicato “scadentissimo in linea d’arte” e non ritenuto di Gaudenzio, con uno modellato dallo scultore di Rima.
La pia signora, con la sua munifica, ma tutt’altro che felice, iniziativa, si può
collocare nel novero di alcune altre dame che lungo il corso del secolo XIX si assumono iniziative onerose in favore della Nuova Gerusalemme varallese. Sono
soprattutto: la marchesa Sanmartino di Parella che nel terzo decennio fa erigere
la prima parte dell’edificio che da lei prende nome sulla Piazza Maggiore e fa
restaurare le architetture di alcune cappelle; la signora Vigliardi Paravia di Torino, che nel 1863 offre le somme per eseguire i due pulpiti della Basilica e il prolungamento di Casa Parella, e poi ancora nel 1880 la signora Benedetta Durio
di Civiasco, che fa eseguire l’affresco della Morte di San Francesco, per mano di
Pier Celestino Gilardi, presso la cappella del Santo Sepolcro. Seguirà poi ancora
nell’ultimo decennio del secolo un’altra benefattrice, rimasta sconosciuta, che
farà affrescare, sempre per opera del Gilardi, la cappella detta della Sindone.
Il Crocifisso di Della Vedova
Lo scultore Della Vedova esegue, secondo il volere della signora Monaco, la
nuova statua del Cristo in croce, rifacendosi al dipinto di Gaudenzio in S. Cristoforo a Vercelli, per mantenere unità stilistica.
Ma, collocata l’opera nella cappella, com’era prevedibile e logico, è immediata
l’opposizione dell’opinione pubblica varallese, allora molto più sensibile e battagliera in campo artistico rispetto ad oggi. In modo particolare si fa sentire la voce
di Samuel Butler, lo scrittore inglese appassionato dei Sacri Monti e soprattutto
del Sacro Monte di Varallo. Si sviluppa una vasta polemica, più volte rievocata,
anche a molti decenni di distanza. Si fa ricorso al Ministero. Il Butler minaccia
nella sua fitta corrispondenza con l’Arienta di non tornare più a Varallo e pubblica sul Times di Londra, il 17 ottobre del 92, un articolo riguardo al Crocifisso.
Finalmente, all’inizio del1983, l’antico Cristo crocifisso viene ricollocato
nella sua sede, mentre quello di Della Vedova trova la sua sistemazione definitiva nella chiesa vercellese di S. Paolo, per disposizione della donatrice, che
avrebbe preferito sistemarlo in S. Cristoforo di Vercelli, famoso per gli affreschi
gaudenziani.
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Cappella - 38