Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 545

Gli interventi del Novecento Dopo tanto scalpore ben giustificato segue un lungo periodo di stasi, senza opere restaurative di particolare impegno, ma sempre sotto la sorveglianza attenta e premurosa dei vari direttori artistici: Galloni, Strigini, Scaglia, Contini, dediti con zelo appassionato al loro compito di tutela. Si giunge così al periodo successivo alla seconda guerra mondiale, quando, su incarico del dott. Noemi Gabrielli, Soprintendente alle Gallerie del Piemonte, Emilio Contini restaura affreschi e statue e disegna la nuova cancellata divisoria con il sottostante bancale ligneo. In seguito poi ad una perdita d’acqua piovana, che danneggia soprattutto la parte anteriore della parete di sinistra, nel 1986-87 è rifa tto il tetto con finanziamento della Regione Piemonte. Nel 1993 si compie l’ordinaria manutenzione e subito dopo, nel 1994, iniziano i radicali interventi con un “cantiere scuola” dell’Istituto centrale del Restauro di Roma, che durano fino al 2002-2003, conchiusi con l’inaugurazione nel giugno del 2003. Di quest’operazione si attende che venga ora pubblicata una puntuale relazione. Le riproduzioni pittoriche, grafiche e fotografiche della cappella Tutti i vari misteri del Sacro Monte nel corso dei secoli sono stati molte volte riprodotti, principalmente in xilografie ed incisioni, con acuto e precorritore senso di divulgazione o propaganda, per illustrare le innumerevoli guide dei pellegrini. Erano un aiuto fondamentale per “ben visitare” la Nuova Gerusalemme varallese, potendovi osservare, spesso con maggior evidenza che nella realtà, vari particolari, vari aspetti, varie figure, che erano forse sfuggite guardando in gruppi assiepati e vocianti di pellegrini, i singoli episodi attraverso i complessi intagli delle sontuose grate lignee, nella penombra dei sorprendenti e spesso quasi misteriosi vani delle cappelle. Erano soprattutto un ricordo tangibile, prezioso, da portare a casa, da conservare tra i non molti libri, da sfogliare e risfogliare nelle lunghe sere invernali, rivivendo così le emozioni, le sorprese, i sentimenti provati e vissuti durante il pellegrinaggio. Erano una testimonianza sicura per rivedere gruppi o figure che più avevano attratto 1’attenzione, la curiosità ed i più profondi sentimenti religiosi, in modo da poter così rinfrescarne la memoria ed alimentare il desiderio di ritornare altre volte sulla Santa Montagna varallese. Ma erano anche, o forse prima di tutto, un modo efficacissimo per far conoscere, per pubblicizzare il Sacro Monte tra parenti ed amici e nella cerchia dei conoscenti per descrivere e documentare vi545