mai preso in considerazione.
Il problema però sussisteva. Venticinque anni dopo, il vescovo Bascapè, nella
sua prima visita sul Monte del settembre 1593, ammira la cappella “ornatissima sculpturis, picturisque m(agist)ri Gaudentii”, ma nota che “pictures cultris
omni ratione deformatae sunt, cum sint in vestibulo seu parte anteriore citra
septum” (le pitture sono rovinate con coltello e con ogni mezzo, essendo nel
vestibolo ossia nella parte anteriore al di qua della grata). Solo nel 1620-30,
forse in seguito alla visita del cardinal Taverna, quando vengono eseguite le
varie, splendide grate lignee che impreziosiscono molte cappelle dell’acropoli
varallese, per lo più opera di Gaudenzio e Bartolomeo Ravelli, si provvide anche a rifare l’originaria vetrata, intagliando, forse sempre per opera del Ravelli,
la grata riccamente scolpita, la più lunga di tutte, per separare i visitatori dalla
scena sacra.
Questa situazione dovette durare fino a metà dell’Ottocento, quando, creata
la loggia attorno alla cappella ed aperte le due porte di facciata, in sostituzione
delle due portine laterali originarie, si dovette provvedere ad una nuova sistemazione divisoria nell’interno. La lunga grata seicentesca venne trasferita nella
Pinacoteca di Varallo, ove è catalogata dall’Arienta (1902), senza però specificare da quale cappella provenga, e si creò al suo posto un’inferriata semplice, a
bacchette verticali, partente da terra, antistante al pilastro centrale. Tale sistemazione rimase invariata per circa un secolo.
Ma dopo la seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta, del Novecento, la soluzione ormai centenaria parve troppo dimessa, non degna di una così
straordinaria cappella, e venne sostituita, su disegno del pittore Emilio Contini, direttore artistico del Sacro Monte, con una nuova divisione, quasi una
grande gabbia a tre lati: quella frontale verso la scena scultorea, sempre però antistante al pilastro centrale, e due laterali, partendo subito ai lati delle due porte
di accesso, discoste quindi dalle pareti laterali per salvaguardarne gli affreschi.
Una soluzione che certo moltissimi ricordano, costituita da un bancale ligneo
di base, su cui si ergeva una cancellata, dotata di alcuni motivi decorativi di una
certa eleganza.
Passato appena un cinquantennio, con i radicali, ultimi interventi, è stata
abolita ogni separazione, permettendo ai fedeli, ai visitatori, ai turisti non autorizzati di vedere la cappella solo dalla loggia, attraverso le due porte di facciata,
senza più entrarvi. Ne risulta così un immenso spazio vuoto tra i riguardanti e
l’azione sacra, con un totale stravolgimento di quello che fu l’intento di Gaudenzio di immergere, di coinvolgere i fedeli nel dramma del Golgota.
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Cappella - 38