Ma, conchiusa l’impresa, si presentava impellente, l’esigenza di salva guardare statue e affreschi dai visitatori, dai pellegrini e anche dai malintenzionati,
istintivamente portati dalla devozione, dalla meraviglia per un’opera così sorprendente, dal desiderio di lasciare un proprio ricordo, un proprio segno, più
o meno rispettoso, a toccare con poco ri guardo o con mano pesante sculture e
dipinti e a incidere il proprio tra i più esperti in materia.
Il tramezzo con le vetrate
Si dovette quindi ben presto intervenire per porre riparo, almeno alla parte
scultorea, col sistemare un diaframma, un tramezzo con vetrate. Già lo ricorda l’Alessi neppur cinquant’anni dopo nel «Libro dei Misteri» (1568 circa),
scrivendo nelle pagine introduttive, dopo aver ampiamente lodato la composizione “et perciò non mi pare aggiungere cosa alcuna, salvo riformare la vitriata
ch’è avanti et copre detto misterio et adornare di fuori le pareti di questo tempio…”.
Come si presentasse questa primitiva “vitriata” non è possibile dire, salvo dedurre da quanto scrive l’Alessi, che doveva nascondere notevolmente la vista del
“misterio”.
Nella planimetria con la pianificazione della zona centrale del Monte, alla
carta 259 del «Libro dei Misteri», si osserva nella cappella di Gesù in croce,
una linea retta, puntinata, che divide da parte a parte l’aula, subito a sud delle
porticine laterali. Ma si tratta del tramezzo preesistente all’Alessi, o di quello
previsto da lui? La stessa linea puntinata ricompare nella planimetria del Sacro
Monte nella Raccolta Ferrari della Biblioteca Ambrosiana a Milano.
La vetrata proposta dall’Alessi è invece raffigurata frontalmente alla carta
241 del «Libro dei Misteri».
Ma è un progetto ideale, che non tiene conto della realtà della cappella. Il
tramezzo, come vari altri disegnati nello stesso libro, è costituito da un basso
bancale – inginocchiatoio, su cui s’innalza la vetrata a reticolo di vetri piombati,
scompartita a trittico e conchiusa alla sommità da una fascia orizzontale, tripartita, di pannelli lignei. Si sarebbe così spezzata irrimediabilmente in due l’eccezionale unità della cappella, dividendo in tal modo del tutto la zona anteriore
dell’aula da quella con la raffigurazione scultorea, lasciando la parte anteriore
alla mercè dei visitatori. Lo spaccato della cappella disegnato dall’Alessi non
presenta però nessuna corrispondenza con la struttura vera dell’edificio gaudenziano. Risulta infatti più alto che largo, privo del pilastro centrale che lo
contraddistingue, ricoperto da un soffitto piatto e non dall’ampia volta a doppia campata. Si tratta dunque di un progetto puramente teorico, che non venne
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