grande, più o meno importante, a condurre a termine l’opera del grande regista,
dall’impastare la creta per le statue, al preparare i colori, dallo stendere gli intonaci per gli affreschi a modellare gli ornamenti in stucco, eseguire le barbe e le
parrucche, decorare le bardature dei cavalli, fino a dipingere le statue, eseguire
i preziosi motivi dei tessuti ecc…, a copiare i disegni e gli schizzi del maestro,
intervenire direttamente in parti di non assoluta importanza.
Si potrebbe forse già pensare ad una probabile presenza del figlio Gerolamo,
apprendista sui quindici anni, se il primo matrimonio di Gaudenzio avvenne
nel 1508, come suppone il Colombo, senza per altro avanzare nessuna prova, o
anche di qualche anno maggiore se il matrimonio avvenne prima. Un contributo di più notevole peso potrebbe essere venuto dal pittore novarese Sperindio
Cagnoli, fideiussore di Gaudenzio nel 1514 nel contratto per il polittico di S.
Gaudenzio di Novara, citato anche nei pagamenti successivi fino al 1521, considerato oggi attivo collaboratore del maestro, sia in quell’opera che in varie altre
degli anni seguenti, ma sempre in sottordine. Nell’ambito locale poi potevano
essere allievi nella scuola di Gaudenzio in quel giro d’anni, Graziano Scolari di
Rimella, che sarà già attivo per suo conto poco dopo nel 1524 a Piode e poi nel
39 a Cosco di Cellio. Forse in quel tempo poteva essere già apprendista presso
Gaudenzio, attratto dalla sua fama, Filippo Cavallazzi di Oleggio, documentato
per la prima volta a Boccioleto però solo nel 1538.
Ma penso che lo stesso Fermo Stella da Caravaggio, documentato per la
prima volta come collaboratore di Gaudenzio a Morbegno in Valtellina nella
primavera del 1520, e poi in seguito fino al 24 per la celebre ancona della chiesa
dell’Assunta, fosse già stato al Sacro Monte per coadiuvare il maestro nella grandiosa impresa del Calvario.
L’unico nome di giovane collocato a bottega presso Gaudenzio in quel periodo, di cui si abbia testimonianza sicura, è Giuseppe Giovenone (il Vecchio),
come documenta il contratto stipulato a Vercelli il 9 gennaio 1521. Ma la recente scoperta da parte del dottor Gentile di una data graffita su di un dipinto
della cappella, risalente al 1520, fa ormai pensare ad una retrodatazione di tutto
il complesso, per cui, stando così le cose, Giuseppe Giovenone, contrariamente
a quanto si poteva pensare, sarebbe giunto a Varallo quando l’impresa della cappella era ormai ultimata.
Non pochi dunque sono i nomi che si possono avanzare sotto l’aspetto cronologico, senza per altro alcun evidente riscontro dal punto di vista stilistico,
avendo sicuramente svolto il proprio ruolo sotto la totale sfera d’influenza
dell’eccezionale maestro.
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Cappella - 38