trasformazione. Sempre sul lato verso mezzanotte, si modifica la ormai più che
secolare copertura della scala gaudenziana, creando per un certo tratto, al posto
del tetto, una finta loggia a due arcate, addossata alla parete della cappella del
Calvario, evidentemente per proteggerla dalle intemperie sul lato rivolto verso
mezzano, e creando nello stesso tempo come una continuazione, con angolo di
novanta gradi, alla loggia vera, antistante alla nuova cappella della Deposizione
dalla croce. Lo si può constatare con molta evidenza nella celebre veduta del
Sacro Monte incisa dallo Sceti nel 1671 e in varie vedute successive, fino al primo Ottocento. Tra di esse quella assai precisa del Nicolosino e dell’Arghinenti,
raffigurante la Piazza Maggiore, pubblicata nel 1825. Ciò è poi confermato dalle
planimetrie del Sacro Monte ad iniziare da quella dell’architetto Massone del
1772, poi da quella successiva di Giuseppe Marchini del 1816 e ancora da quelle
più tarde e da questa derivate, ma ormai non più corrispondenti alla realtà, dei
volumi del Cusa (1857) e dell ‘Arienta (1866).
Dopo i drastici interventi operati dal d’Enrico con l’affiancamento delle due
nuove cappelle a quella gaudenziana tra il 1632 e il 40 circa che aveva stravolto
radicalmente il complesso gaudenziano del Calvario, la situazione rimarrà invariata per due secoli.
Le vicende dell’architettura nei secoli XIX e XX
Nei primi decenni dell’Ottocento si lamenta sempre più il lento deperire degli affreschi di Gaudenzio nella cappella del Cristo in croce a causa dell’umidità,
oltre che degli sfregi, come fa notare il Bordiga nella sua storia e guida del Sacro
Monte nel 1830. Per ovviare in parte a questo degrado e per ridare la dovuta
preminenza a questa cappella, il capolavoro di tutta la Nuova Gerusalemme varallese, rispetto alle due laterali seicentesche, essa viene sopraelevata di un piano,
in cui vengono praticate delle finestre per areare lo spazio – intercapedine così
ottenuto