Un numero considerevole di tramezzi con bancale-inginocchiatoio, grata lignea e vetrate era stato ampiamente esibito con notevole ricchezza di motivi e
di varietà di soluzioni nella successione di progetti per le cappelle contenuto nel
«Libro dei Misteri» (1567-68).
Ma quando alla fine del 1606 si presenta l’esigenza di erigere il diaframma
per la Salita al Calvario, ben pochi dovevano essere stati eseguiti fino a quel
momento. Forse solo una decina, e per di più assai sobri, essenziali, quasi monacali; penso, in linea di massima a quelli delle cappelle compiute all’incirca
nella seconda metà del Cinquecento e ad alcune riadattate: Annunciazione-Circoncisione. Secondo sogno di S. Giuseppe, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti,
Battesimo, Samaritana, Figlio della vedova di Naim, Resurrezione di Lazzaro,
Ingresso in Gerusalemme.
Due o tre sono probabilmente di quegli stessi anni (Adamo ed Eva. Tentazione); tutti gli altri, cioè circa una ventina, saranno posteriori.
Tuttavia in nessuna cappella, sia anteriore che posteriore, il tramezzo divisorio risulterà così imponente per dimensioni e per prestigio architettonico
come nella Salita al Calvario, tanto da pensare che lo abbia disegnato non soltanto un esperto maestro del legno (minusiere, intagliatore, ecc.), ma un vero
architetto.
Tutto il complesso infatti è costituito, ed è l’unico caso, da una struttura
portante a colonne e lesene corinzie in legno dipinto ad imitazione del marmo,
poste su di un alto piedestallo che prosegue oltre le grate.
Queste sono realizzate in quattro pannelli, di cui due affiancate nella zona
centrale ed una in ciascun settore laterale. Ne esaltano il pregio le traforature
fantasiose, a motivi mistilinei complessi, come sempre assai originali e di grande
valore decorativo.
Al di sopra si sviluppa la vetrata suddivisa in più ante.
Il controsoffitto a cassettoni lignei, che delimita la galleria o corridoio riservato al pubblico, è pure dipinto a finto marmo come le colonne, mentre il basamento è formato da pannelli a riquadri geometrici.
Purtroppo nel 1981 è stato effettuato sulla grata, anch’essa precedentemente
dipinta su un tono verde-grigio, un intervento restaurativo che ha eliminato le
antiche colorazioni nell’intento di riportare il legno allo stato naturale.
Ne è risultato cosi un infelice contrasto cromatico tra la parte “ripulita” e
quella più ampia che ha mantenuto l’ultra secolare colorazione, a danno dell’unità stilistica e dell’armonia del vano. Nello stesso anno sono state rifatte due
cariatidi trafugate.
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