ad una soluzione così nuova e così aulica?
L’impresa rientra ovviamente nel grandioso piano generale di ristrutturazione del Monte, elaborato da Giovanni d’Enrico con l’aiuto di Bartolomeo
Ravelli.
La spianata centrale veniva ad assumere il ruolo di cuore della Nuova Gerusalemme su cui doveva affacciarsi il nuovo tempio. Era ormai stato eretto il Palazzo di Pilato, uno dei più nobili edifici prospettanti sulla piazza, ma anche il
più raffinato per l’armoniosa sequenza musicale delle leggere e snelle arcate del
suo loggiato. Ora, doveva costituire un contrasto stridente la strada - viadotto,
così architettonicamente infelice per il suo andamento irregolare, digradante da
destra a sinistra, traforata dall’arcone un po’ sbieco, a cavallo della valle di Giosafat, strada - viadotto che partiva proprio dall’elegantissimo Palazzo. Non poteva
quindi questa struttura poco gradevole, priva di raffinatezze architettoniche e di
un valore estetico, costituire uno sfondo degno per la Piazza verso occidente.
L’ideatore della nuova impresa, come già pensava il Galloni, non può esser
stato che Giovanni d’Enrico, l’unico grande architetto attivo in quei decenni
sul Sacro Monte, autore anche del suo grande piano di ristrutturazione. Infatti
col 1603 cessa ogni notizia riguardo all’Alfano, che aveva pure svolto l’attività
di architetto per la Nuova Gerusalemme varallese, e la presenza di P. Cleto da
Castelletto, il progettista del Sacro Monte di Orta, a Varallo si era limitata a
delle consulenze. •
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Cappella - 35 - La Loggia