con gli intendimenti del Vescovo di Novara, che ormai va declinando. Tra i vari
lavori programmati nell’estate del 1614, il 3 agosto (il Galloni scrive il 13), si appalta a Zanolo di Vietto di Rima ed ad Alberto Bertolo de Pietremarce di Rima,
con atto del notaio Albertino, l’impresa “d’alzar la strada, voltarla, e carretarla,
qual va dal Palazzo di Pilato alla casa di Valgrana, et muro qual drizzi la piazza...”,
ossia di costruire tutta la strada al primo piano con un unico livello e quindi in
sostanza di dare inizio all’erezione dell’attuale elegantissima loggia, che fa da
splendido fondale alla piazza stessa, anche al fine di allineare in modo rettilineo
la spianata, che con l’avvio della costruzione del nuovo tempio dell’Assunta, sta
per diventare la Piazza Maggiore di tutto il Sacro Monte.
Non si parla in verità di loggia o galleria, ma penso che il termine riferito alla
strada di “voltarla”, non si riferisca alle strutture di sostegno sottostanti al piano
di calpestio, che è pure formato da ambienti ricoperti da volte, ma proprio alla
copertura del viadotto costituita da leggere volte a crociera.
Per erigere la nuova opera i mastri costruttori vengono autorizzati ad usare
“i sassi delle muraglie delli portici di qua e di là della Cappella della Maddalena
et della Cappelletta di Emmaus”, cioè della cappelletta della Croce, risalente al
Caimi, che si voleva trasformare appunto nell’apparizione di Gesù ai discepoli
incamminati verso Emmaus.
In seguito a quest’ordine verrà abbattuto, se non lo era già da poco tempo,
il tratto dei portici, ben visibile nella planimetria generale del “Libro dei Misteri”, che proseguendo dal Santo Sepolcro, raggiungeva le due cappelle citate,
appartenenti ancora al Sacro Monte delle origini.
Si puntualizza inoltre negli ordini dei fabbriceri, che si debba abbattere “la muraglia già fatta dove sarà bisogno”, cioè quella del precedente viadotto, “et levar
la scala che descende dal detto Palazzo alla volta della detta scala” per ricostruirla
alla fine del percorso presso la casa del Valgrana “nel luoco dissegnato come sopra
et conforme al bisogno della discesa, et ridurre la detta muraglia in camere dove
sì puotrà con le tre finestre, et uschi oportuni...”. Sono testimoni Giovanni d’Enrico e Bartolomeo Ravelli, cioè l’estensore del grande piano di rinnovamento del
Sacro Monte, preparato proprio nel 1614, ed il suo collaboratore.
Tre giorni dopo il contratto, il 6 agosto, come ricorda il Longo, vengono stabilite alcune modifiche.
Ci si trova dunque di fronte ad un totale cambio di qualità. Non si tratta più
soltanto di una strada in parte soprelevata, cioè di manufatto di mero scopo pratico, ma di una vera ed impegnativa opera architettonica d’alto prestigio, di una
galleria solenne e dalle linee particolarmente armoniose. Come mai si era giunti
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