più avanti aggirerà il Santo Sepolcro per proseguire, eliminando con una certa
libertà ed inesattezza la casa Valgrana fino alla cappella 36, di Cristo che porta la
croce. Non vi si vedono gli archi nominati negli ordini del 1602, né l’unico arco
citato nelle disposizioni vescovili del 1604, a sostegno della strada – viadotto,
che doveva scavalcare la Valle di Giosafat. Ma si può supporre siano stati, o sia
stato idealmente occultato dalla fantasiosa presenza di una mai eretta cappella
(n. 43) dell’Apparizione di N.S. alli discepoli al mare i diTiberiade. da farsi, come
dice la didascalia, sul luogo delle due cappellerie dei Sepolcri di Gioacchino ed
Anna, nella discesa verso il Sepolcro della Madonna, cioè nella Valle di Giosafat,
Si trattava dunque di un’opera muraria molto simile alla strada, o viadotto, che tutt’oggi collega tra due siepi la prima cappella del Peccalo di Adamo ed
Eva con quella dell’Annunciazione, solo con un’arcata di maggior luce, ed anche all’antico acquedotto, demolito nel 1879, che travalicava la strada d’accesso
al Sacro Monte tra la cappella del Signore Bianco e la Porta Maggiore con un
grande arco su cui passava il canale in forte pendenza, come si può scorgere in
alcune antiche vedute del Monte, ma soprattutto in un disegno di Bartolomeo
Avondo, di proprietà privata a Torino, datato 1878.
In altre due vedute del Sacro Monte, colte però da nord verso sud, si scorge
la strada soprelevata, ma resa in modo meno esatto, perché sembra svilupparsi
orizzontalmente e non in discesa verso Casa Valgrana. Esse sono: l’acquaforte
di Hendrick Van Schocl, dedicata al cardinal Federico Borromeo, di cui esiste
una copia a Milano nella Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco, incisa prima del 1614, perché non vi compaiono ancora né i lavori per la nuova chiesa,
né quelli della loggia, ambedue iniziati nei 1614; poi la xilografia pubblicata a
Varallo da Carlo Giovanni Martinetti nei primi decenni del Settecento, di cui si
conservano esemplari nella Raccolta Bertarelli di Milano ed al Museo del Sacro
Monte, ma ristampa di una precedente xilografia della prima metà del Seicento.
Questo è quanto oggi conosciamo del viadotto terminato nel 1604, sorretto
dal grande arco un po’ diagonale tuttora esistente, per scendere verso il Sepolcro della Vergine. Si era dunque ancora lontani dall’immaginare un elegante
loggiato.
Intanto sul Sacro Monte si lavora per portare a termine il Palazzo di Pilato; si
incomincia a popolare le cappelle con le statue di Giovanni d’Enrico; si dà avvio
ai cicli pittorici del Morazzone.
Passano così alcuni anni. Ma negli ultimi mesi del 1613 viene eletto fabbricere Gerolamo d’Adda, insieme al medico varallese Pietro Paolo Ravelli. S’imprime così nuovo slancio negli interventi sul Sacro Monte, sempre in consonanza
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Cappella - 35 - La Loggia