Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 441

rio del Caimi, effettuata nel 1869, dall’altra, e spicca a coronamento del tratto terminale della galleria, l’elegante cornicione a lunette unghiate. Sul lato interno, che si affaccia cioè verso la Piazza Maggiore, la galleria soprelevata mostra il suo aspetto più armonioso ed architettonicamente più raffinato ed elegante, mantenendo inalterato lo schema strutturale e decorativo della contigua parete del Palazzo di Pilato, ossia con muratura continua (salvo l’arcone della valle di Giosafat) al piano terreno, e con il ritmo snello, leggero, arioso delle arcate, sorrette da sottili colonne ioniche al piano sovrastante. Il tutto è conchiuso dal cornicione ancora di carattere prettamente rinascimentale a lunette ed unghie, tipico delle architetture di Giovanni d’Enrico, come già si era visto nelle sue costruzioni nella Piazza dei Tribunali. Unica differenza rispetto alla loggia del Palazzo di Pilato, il parapetto in muratura piena, che nel Palazzo, per infondere maggior luce alla Scala Santa, è a balaustrata con sagomate colonnine in pietra. Ne risulta un effetto di rara, incantevole armonia, d’un’architettura musicale nella sua sequenza cadenzata, quasi eterea delle sette arcate originarie, attentamente descritte nell’acquaforte di Gerolamo Cattaneo, rappresentante la Piazza avanti la Chiesa Maggiore, nella guida del 1779, e nella xilografia dello stesso soggetto nella guida del 1820 (ristampata anche nel 26), e in quella del 1829. Oggi, dopo la soprelevazione dell’antico eremitorio del Padre Caimi, avvenuta nel 1869, la loggia ha subito una lieve alterazione con l’accecamento dell’ultima arcata a sinistra, dipinta a finto cielo. Ma il colpo d’occhio più suggestivo è dato dall’interno stesso della loggia, conchiusa dal ritmo leggero delle volte, con la sua incalzante fuga prospettica di arcate che sembra tradurre nella realtà i porticati dipinti da Gaudenzio cent’anni prima nella Flagellazione in S. Maria delle Grazie, e soprattutto con le sue vedute di eccezionale resa panoramica, verso la Piazza Maggiore da un lato, verso Varallo Vecchio e le valli in basso dall’altra, tanto da far quasi pensare che la loggia sia stata ideata volutamente così aperta, come un belvedere per valorizzare la bellezza della natura che circonda il Sacro Monte con la pittoresca e veramente unica, conca di Varallo. Panorami, vedute, scorci, inquadrature che rivelano la sensibilità, l’occhio attento ed esperto d’un pittore d’eccezione, il Tanzio, rientrato in valle ed al Sacro Monte proprio quando si dava avvio alla loggia. Purtroppo, come già rimpiangeva il Galloni, con la soprelevazione della Casa Valgrana “fu sottratto al pubblico godimento” il più bello dei panorami, poiché si chiusero i sovrastanti finestroni della galleria uscente dal Palazzo di Pilato, guastando la severa ed imponente linea del monumento...”. 441