mantesca Loggia delle Dame nel castello di Vigevano, alla fine del Quattrocento,
che forse il d’Enrico potrebbe anche aver visto data la non eccessiva lontananza,
per passare alle lunghissime gallerie dei Palazzi Vaticani, sempre del Bramante, a quelle del Palazzo Ducale di Mantova, della piccola reggia gonzaghesca di
Sabbioneta, ai loggiati del Palazzo Ducale di Massa e del castello Bufalini a San
Giustino in Umbria, tra San Sepolcro e Città di Castello, opera del Vasari, per
terminare in Piemonte con la celebre Galleria di Carlo Emanuele l a Torino, tra
la Reggia e Palazzo Madama, in Piazza Castello, distrutto poi da un incendio, ed
ancora con la seicentesca loggia della Certosa di Pesio nel Cuneese.
A Varallo il nuovo complesso architettonico all’esterno, ovviamente osservato dal basso, cioè dal vecchio centro abitato e dall’imbocco della Val Grande e
della Val Mastallone, che sono i punti di vista più normali, più comuni, doveva
apparire come un grandioso edificio, unitario, sobrio, austero e solenne, cadenzato dal ritmo delle grandi finestre ad arco del piano superiore, anche sul più
breve lato verso mezzogiorno, di gusto ancora pienamente cinquecentesco.
Ce ne conservano una chiara testimonianza varie antiche vedute del Settecento e dell’Ottocento, da una ingenua xilografia: Disegno della Nuova Gerusalemme/edificata nel S. Monte di Varallo, pubblicata a Milano nel 1741 e
riprodotta anche in altre guide successive, alla bella panoramica di Gerolamo
Cattaneo con la Salita al Sacro Monte di Varallo nella guida del 1779, all’incisione assai nota del Brockedon (1820), alla xilografia pubblicata nella guida del
1819-20, e ristampata anche in altre posteriori, a quella del 1829, al molto conosciuto dipinto di Giovanni Avondo della Pinacoteca di Varallo (1825 circa),
all’acquerello del De Gubernatis (1831), al piccolo olio su cartone di Bartolomeo Avondo, di proprietà privata a Torino, datato 1851, fino ad un raffinato
disegno, sempre di Bartolomeo Avondo, della Biblioteca Civica varallese.
Oggi, dopo la soprelevazione di Casa Valgrana avvenuta nel 1863, e l’aggiunta sul lato di ponente della stazione della teleferica negli anni Trenta del nostro
secolo, il carattere originario di volume compatto e severamente solenne, come
quello d’un palazzo rinascimentale, è andato purtroppo perduto.
Anche, la lunga rampa di discesa, i cui scalini vennero rifatti nei 1870, come
è chiaramente segnato su uno a metà della rampa stessa, è ben documentata nel
suo contesto originario, sia in uno dei disegni di Clemente Rovere riguardanti
il Sacro Monte ed eseguiti nel 1847, di proprietà della Deputazione Subalpina
di Storia Patria a Torino, sia in un altro e più delicato disegno di Bartolomeo
Avondo, del 1856, di proprietà privata a Torino. Infatti in ambedue non sono
ancora avvenute le soprelevazioni della Casa Valgrana da un lato, e del romito440
Cappella - 35 - La Loggia