trattato delle sue complesse vicende, da questo tempietto in quello attiguo
della S.Casa di Loreto.
Era pure previsto che nell’ex Annunciazione “si aggiungesi il misterio della
divuota Visitatione et la reverenza di Santa Elisabetta”. Così infatti si fece.
Si doveva esser sentita evidentemente da qualche tempo, con il sempre più
vasto diffondersi della devozione del S.Rosario, la mancanza del mistero della
Visitazione che non era stato previsto dal Caimi, né nei successivi ampliamenti
del Sacro Monte.
Nella guida del 1566 per la prima volta si parla del progetto di rappresentarlo :”Poco più oltre (rispetto all’Annunciazione di allora) dilongando i passi / Un
altro picciol loco cominciato / Di sotto a questo, non compito stassi, / Ove sarà col
tempo, ben formato / Dove di Dio la madre visitassi.”
Con poche varianti presenta la stessa situazione la guida del 1570, segno che
i lavori non erano proseguiti.
Il “picciol loco” non era altro che la prima arcata verso levante del portichetto
eretto verso il 1515 con ogni verosimiglianza dallo stesso Gaudenzio, attorno
alla Grotta di Nazaret. Infatti, ancora oggi, questa prima arcata, chiusa da una
sottile parete, costituisce un angusto vano, purtroppo ridotto a magazzino, ma
raffinatamente decorato da motivi decorativi, sia sulle pareti che sulla volta. Segno evidente che era stato predisposto per contenere la raffigurazione di un mistero: quello della Visita di Santa Maria a Santa Elisabetta appunto.
Ma ovviamente, presentatasi alla fine del 1572 l’occasione di usufruire del
vano molto più prestigioso lasciato libero dall’Annunciazione che veniva trasferita nel tempietto di Loreto, rimase sospeso il completamento di questa prima
ed assai più umile soluzione.
Così, già il 19 ottobre 1572 veniamo a sapere dalla lettera inviata da un capomastro a Giacomo d’Add a a Milano, che erano state condotte “le figure a Varallo per Dio gratia sentia machula alchuna”, e che si sperava nei prossimi giorni di
trasferire “l’angelo et la nuntiata in la Capella di Loretto et la madona et santa
elisabet al loco suo si come me ha in posto V.S.”.
Pare evidente che le “figure” debbano essere le due statue della Vergine e di Santa Elisabetta; così pensa anche il Galloni, che non sa dire da dove siano state portate e sbrigativamente ritiene che siano “andate presto a finire ingloriosamente”.
Se pensiamo però che il d’Adda abitava a Milano e che proprio pochi giorni
dopo il memoriale nel 12 novembre del 1572, a proposito dei lavori da compiersi nella cappella di Adamo ed Eva, si parla esplicitamente delle figure di rilievo
che devono essere modellate da un mastro che “ha da venire da Milano”, mi pare
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