situata parete di sinistra e non in facciata è semplicemente simile a quella di
Loreto; all’interno invece la sua genialità trionfa nella sobria e solenne spazialità dell’aula conchiusa da un’ariosa volta a botte decorata a cassettoni, di pretta
tradizione bramantesca, rarissimo esempio in area piemontese.
I lavori di adattamento operati alla fine del 1572, principio del ’73, consistettero, come si è già accennato, nel murare la primitiva porta d’ingresso rivolta
verso nord, ben visibile nel dipinto di Brera, sostituendola con l’attuale portale
in facciata coronato da timpano, nel creare un piano sopraelevato nella zona
occupata dalle statue, nel collocare il grande diaframma della vetrata che divide
il vano in due parti e nel costruire infine la strada, o meglio, il piccolo viadotto
di collegamento con la prima cappella che travalica pittorescamente la primitiva
stradetta che conduceva alla Grotta di Nazaret, ossia la più antica strada di accesso al sacro Monte delle origini.
Forse anche in quel momento si aprirono le due finestrelle ovali in facciata e
sulla parete di fondo.
Fortunatamente non venne invece attuata la decorazione delle pareti esterne
proposta in due diverse versioni dall’Alessi nel “Libro dei Misteri”.
Ben poco di nuovo dovette aggiungersi alle due statue collocate nelle tipica
posizione tanto cara alle Annunciazioni dipinte da Gaudenzio, con l’Angelo
che sopraggiunge da sinistra e la Vergine genuflessa sulla destra, con le braccia
incrociate davanti al petto, mentre si volge leggermente all’indietro verso di lui.
Le vesti, rifatte dopo il furto, non erano più le originali. Quella dell’Angelo,
ornata di vistose decorazioni dipinte, deve essere ancora quella rifatta nel Cinquecento. Quella della Madonna invece risale ai primi decenni dell’Ottocento.
Il Bordiga infatti ricorda che “Li ricchi panneggiamenti di broccato di cui è
ammantata la Vergine è recente dono di persona pia”.
Né è il caso di soffermarsi sull’equivoco del Fassola secondo cui le due teste
sarebbero state rifatte alla fine del Cinquecento dal Tabacchetti, equivoco già
ampiamente risolto dal Galloni.
Problema forse oggi conchiuso è quello degli affreschi. Le cinque grandi figure di Profeti che campeggiano monumentali sui tre lati della cappella attorno
alle statue, circondate da svolazzanti filatteri con versetti biblici riguardanti il
mistero dell’Annunciazione, risalgono sicuramente a dopo il 1572.
Come infatti già si è visto, il memoriale del 12 novembre di quell’anno diceva
tra l’altro di doversi eseguire le pitture. Le guide più antiche, compresi il Fassola
e il Torrotti, tacciono il nome dell’autore.
È solo nella seconda metà del Settecento che si parla per la prima volta dei
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