d’Erode in cui avviene il massacro. Lo anima un vasto coro di figure a completare la scena plastica; tra esse spicca al centro della parete destra una dama in
costume dell’epoca in cui sembra si possa riconoscere, secondo il Contini, la
duchessa Caterina di Savoia, infanta di Spagna.
Negli otto spicchi della volta sono raffigurati, iniziando da sopra l’ingresso e
volgendo verso destra: La nascita di Gesù; 1 Magi in viaggio verso Betlemme; I
Magi alla presenza di Erode; L’adorazione dei Magi; L’angelo avvisa i Magi di
tornare per altra strada nei loro paesi; L’angelo avvisa S, Giuseppe di fuggire in
Egitto; La fuga in Egitto; La sepoltura di Erode.
Lo stile, tipico dei Fiamminghini, rivela come di consueto uno spigliato, fresco ed armonioso manierismo narrativo, senza problemi, con piacevolezze dolci
ed un po’ agri di colori pur nell’agitato muoversi tumultuante della folla.
Sulla porta di sinistra campeggia lo stemma di Carlo Emanuele 1°, dipinto
molto probabilmente dagli stessi Fiamminghini a ricordo della sua munifica
elargizione per la cappella e della protezione da lui accordata al Sacro Monte.
Molto tempo è passato da allora e il trascorrere dei secoli ha lasciato le sue
tracce evidenti. Le infiltrazioni d’acqua attraverso al tetto, posato direttamente
sulla volta e la corrosione degli intonaci causata dall’umidità avevano in gran
parte degradato la cappella e solo nel 1848 si era provveduto a rialzare il tetto e ad
intonacare la parte inferiore delle pareti. Nessun restauro venne invece eseguito
alle statue ed ai dipinti. Nel 1955 l’Amministrazione Vescovile si sobbarcava
l’onere di un totale restauro all’edificio, alle pitture ed alle statue, che veniva
affidato dalla Soprintendenza alle Gallerie di Torino al pittore Emilio Contini
allora attentissimo direttore artistico del Sacro Monte. In quell’occasione venne aggiunto il portale in granito; fu sostituita la vecchia stoffa del baldacchino
di Erode e con provvedimento piuttosto discutibile, nella parete divisoria al posto delle antiche grate lignee intagliate e della vetrata legata a piombo, venne
collocata una ricca cancellata in ferro battuto su disegno dello stesso Contini,
egregiamente eseguita dalla ditta Pizzetta di Varallo.
Si perdeva così purtroppo molto del fascino misterioso dato alla scena dalla
visuale attraverso alle piccole aperture delle preziose grate in legno con un’apparizione ora troppo immediata ed aggressiva. •
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Cappella - 11