Tanzio, per opera appunto di quel misterioso Giovanni Paracca o Bargnola di
Valsolda, artista dalla vena focosa e drammatica, urlante, dialettale, ardito nella
regia dei gruppi ammassati e disperati, nella violenza e crudezza degli episodi
che raggiungono il ripugnante, nella «vera e propria accumulazione a catena di
carni, gesti, atrocità, urli». Pare davvero che lo scultore abbia assimilato nella
sua pienezza e tradotto in plastica quanto aveva immaginato l’Alessi e descritto
con tanta partecipazione nell’illustrare il suo progetto per la parte figurativa
della cappella, che voleva solo affrescata, con queste espressioni; «...si mostri lo
stratio degli Innocenti fanciulli et in mezzo di esso in luogo eminente faccisi il
Re Erode con aspetto crudele et in atto che paia comandare a satelliti suoi che
d’ogni parte uccidano i fanciulli dalle misere madri qui portati, dove si veda
con qual’inaudita fierezza fossero i miseri fanciulli strappati per forza dal seno
e dalle braccia alle dolenti madri et esser presenti come agnelli scannati; vorrei
ch’ivi il pittor isprimesse quanto possibil fosse la confusione di quelle donne che
mentre cercassero di fuggire incontrassero gli uccisori che urtandole et gettando
per terra rapisser loro li figlioli di braccio et alcune altre sopra i figliuoli restar
strangosciate et simili altri atti et gesti ch’isprimessero bene lo spavento et il
terrore di tante crudeltà come si può pensare».
Piuttosto negativo invece il giudizio che di questi gruppi statuari dà il Malie
«Non convince che le plastiche risultino di gran portata, ancorché siano state
esaltate non per finezza qualitativa ma per dissonanze di dialetto protestatario...
il complesso denota una violenza immaginativa di temperamento esaltato e rapido dagli sprazzi efficaci accanto alle pure e semplici intenzioni».
A sua volta la Nava Cellini vi vede l’opera di un «artista che non ha paragone, in verità, tra i lombardi alla fine del Cinquecento, capace di prestare il
senso di una disperazione infinita all’impeto delle madri, di riempire di significato drammatico le pieghe falcate in consonanza col movimento dei corpi...
Allo spettatore scaltrito di oggi, queste figure possono parere anche surreali o
magiche, con i loro ornamenti contrastanti alle mimiche scomposte, in una scena furiosa, intramezzata dalle pause ora tenere ora crudeli dei bambini atterriti
e uccisi».
Pur drammatica, ma con maggior senso di equilibrio e di misura la parte dovuta
al Prestinari. Commossa ed intima è in lui la partecipazione nel rendere la carneficina dei tanti piccoli corpi sgozzati e abbandonati crudelmente sul terreno.
Così pure più disteso è il tono delle pitture in cui i Fiamminghini hanno
finto tutto attorno un arioso porticato d’ordine tuscanico con balaustra, come
a dilatare illusoriamente il vano, immaginato quale cortile d’onore della reggia
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